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Un\'invitante ciliegia rossa

“Vuole ballare?”
“No, grazie”.
“Solo un ballo.”
“ Grazie ma non ballo”.
“ Va bene … è la prima volta che viene qui?”
“ Senta mi può lasciare in pace per favore?”
“ Mi scusi non era mia intenzione importunarla … Mi scusi ancora. Buonasera”.
Infilo le mani in tasca e non mi allontano, le rimango accanto in piedi. La signora è seduta e sorseggia un qualcosa che mi fa pensare a un martini. Mi concentro sul movimento delle sue labbra che sembrano coccolare l’orlo del bicchiere. Quando allontana il calice inseguo il suo sguardo che gioca a perdersi nel leggero ondeggiare del mare fra le sue dita.
Nella penombra della sala da ballo, in mezzo alla confusione, lei diviene il mio centro. Ne seguo ogni più piccola mossa, la studio. Ha un non so che di esotico. La folta chioma color mogano fa da cornice al perfetto e delicato ovale del suo viso; il taglio degli occhi è a mandorla, e la bocca … Be! La sua bocca mi fa pensare a una bella e invitante ciliegia rossa. Continuo impunemente a osservarla mentre lei pare non accorgersi della mia impertinenza.
Ha mani dalle dita lunghe e affusolate, unghie ben curate: non porta anelli, il che mi fa pensare a una donna libera.
Indossa un’ impalpabile camicetta nera. Ad abbracciare delicatamente il collo una sottile catenina argentata che si perde curiosa nella generosa scollatura. Anche da seduta riesco a notare che ha gambe lunghe e snelle, e che indossa scarpe con i tacchi a spillo. Riporto lo sguardo alla bella ciliegia rossa che mi fa da calamita: sembra un po’ imbronciata mentre vizia in modo sensuale il bicchiere. Non riesco a trattenere un sospiro e penso a quanto vorrei essere quel bicchiere.
La musica nel locale da soft diviene all’improvviso alta, febbricitante, per un attimo il suo sguardo pare ridestarsi dal rapimento e incontra il mio.
Le brillano gli occhi.
Improvvisamente accenna un timido sorriso. Penso a un invito.
Ricambio il sorriso e come ipnotizzato scosto una sedia dal suo tavolo e le siedo di fronte.
“Mi chiamo Sandro e tu”
“Potrei inventare un nome qualsiasi ma non voglio, chiamami come più ti piace e per una sera sarò lei”.
“Ti chiamerò amore. Prima non hai voluto ballare”
“Aspettavo”
“È un po’ che ti osservo il tuo amico non è venuto?”
“Chi ti dice che aspettavo un amico, forse aspettavo solo di vedere se ti saresti intestardito a importunarmi”.
“Mi sei sembrata assorta, pensierosa”.
“Mi ero fatta un’altra idea di te, quando ho visto come mi guardavi, ma ora … non ho bisogno di un confessore”.
“In questo momento sento che per te potrei essere tutto tranne un confessore”.
Lei mi guarda dritto negli occhi e io mi sento nudo.
La musica intorno a noi all’improvviso mi appare come sospesa, eppure sulla pista sono ancora in tanti a ballare, allungo una mano a carezzare la sua, lei non mi dissuade.
“Si è fatto tardi, forse dovremmo andare”
Mi lascio guidare con la consapevolezza che questa notte nessuno dei due dormirà.
Usciamo dal locale. L’aria della notte è frizzantina. Con gesto protettivo temendo che possa sentire freddo le avvolgo le spalle con il mio braccio e le sussurro.
“Amore per quanto tempo potrò averti?”
“Per tutta la vita”
Bisbiglia con tono dolcemente malizioso mia moglie mentre mi offre le sue generose e bellissime labbra rosse.



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Opera scritta il 23/03/2014 - 23:44
Da Claretta Frau
Letta n.1501 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Sorprendentemente bella, riletta con vero piacere
Sorridendo. Complimenti.

giampietro corvi c. 25/03/2014 - 22:14

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