I turni di guardia dei soldati italiani consistevano nel controllo dei sentieri che permettevano di accedere all'accampamento nel timore che qualche azione russa potesse essere fatta di sorpresa.
Il buio intenso della steppa necessitava, più che l'aguzzare la vista, nel tendere le orecchie alla ricerca di suoni ai quali intimare “l'altolà”.
I soldati italiani di guardia avevano l'abitudine di mettere delle gavette, che usavano per il rancio, lungo i sentieri perchè, in caso di inciampo da parte di qualcuno, il rumore fosse evidente.
Quella sera il soldato di guardia aveva messo la sua gavetta ad usbergo del sentierone principale che dall'accampamento portava al fiume con aggiunta di altro materiale di inciampo.
Lui, con il suo gruppetto familiare, incappò nella trappola tesa. Non rispose all'altolà del sodato di guardia che sparò, seguito dagli altri allertati.
La tensione e l'esasperazione fecero il resto. Il campo fu raso al suolo fino a farne terra bruciata.
I poveri cinghiali rimasero le uniche vittime di quell'attacco a sorpresa.
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Che dire?
L'autore utilizza un'adeguata "tattica" stilistica immettendo una sottilissima amara ironia, senza comunque inficiare il dramma storico e senza cadere nella "trappola" della retorica o sull'antimilitarismo.
Ballantini giostra i tempi e le esigenze narrative allo scopo di enfatizzare la componente schiettamente umana.
Completamente d'accordo con il commento di Collins.
e la cruda realtà che può perfino sfogliate in humor.