già dal letto mi son divelto,
"Buongiorno, Lei è Tizio, Caio , Sempronio",
ebbene si siamo proprio in un nosocomio.
" Si spogli pure senza fretta"
mentre guarda sull'orologio l'inceder della lancetta,
" Segua me in questo percorso",
Penso che sia meglio ricevere un morso.
Mi preleva un'infermiera tutta sola,
mentre sento il cuore in gola,
labirinti intrecciati controvento,
e io già ho perso l'orientamento.
Porte a destra a manca,
la mia anima avanza stanca,
ecco giunti ad una porta color canarino,
per aprirla serve passare un cartellino.
Si apre d'improvviso un girone dantesco,
chissà se da qui vivo ne esco,
in questo nuovo e ovattato ambiente,
per lo più supina si presenta la gente.
Mi sa quindi che ci si deve adeguare,
e infatti le ciabatte mi invitano a levare,
" Si sdrai su questo lettino",
mi faccio ancor più piccolino.
Comincia un altro cammino,
questa volta da supino,
le plafoniere su di me scorron veloci,
intanto degli anestesisti sento già le voci.
Odo: " Ora le farò un'iniezione intravena"
ed io: " Non parli così, non ne vale la pena",
nel frattempo la stanza cambia colore,
e di coperte calde sento l'odore.
Un altro piccolo tratto e sono a destinazione,
mi aspetta il chirurgo e la sua professione,
poi ora il narrar diventa un'evitabile tortura,
tutto terminerà con dei punti di sutura.
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