Consideriamo la nascita: ero atteso per fine agosto, ma sarebbe stato troppo normale. Tanto feci, che procrastinai il tutto fino a metà settembre, forse provando il gusto perverso di beffarmi del ginecologo che, lucchese, aveva programmato per quel giorno di andare col figlio alla Fiera che si svolgeva a Lucca. Immaginate: un pisano non ancora nato che rompe le uova nel paniere a un lucchese! Goduria!
Avanti: per distinguermi dalla massa nasco con una malformazione congenita, la palatoschisi, che malgrado due interventi, non è stato possibile correggere al 100%. Questa cosa mi creava, e mi crea, dei problemi di “meccanica fonetica”, diciamo così. La contraddizione qual è? Da oltre trent’anni il mio lavoro è quello dell’agente di assicurazioni, dove il parlare è comunque importante, è il pane quotidiano (d’altra parte, per vendere fumo…).
Dopo la brillante licenza media decido di andare al Classico… e visto che tutti i miei amici andavano a Pisa, io, sempre più fuori dal coro, me ne vado a Pontedera. E dopo una maturità senza infamia e senza lode che faccio? Mi iscrivo a Scienze Agrarie: motivo? Non lo so, credo sia il solito spirito di contraddizione… E come agronomo in pectore, mi dedico poi al campo assicurativo. C’è una logica in tutto ciò?
La natura toglie, la natura dà: a me ha tolto il parlar fluente, ma ha dato la capacità di ascoltare, di cogliere quelle sfumature, quelle emozioni, che magari ai più sfuggono, o vengono vissute con superficiale noncuranza. E ho sfruttato queste capacità per scrivere delle cose che qualcuno definiva, e definisce, poesie. Io le chiamo – più prosaicamente – parole in sequenza. Sì, come il buon Montale (e non paia irriverente l’accostamento) non amo la definizione di poeta.
La donna della mia vita l’ho trovata in Umbria, 250 km da qui. La vita facile non fa per me, evidentemente. Ogni sabato partivo, ogni domenica sera tornavo: 500 km ogni fine settimana, una Lancia Delta (quella “vera”) immolata all’amore sulle colline umbre… prima di scegliere, saggiamente, di addivenire ad una convivenza qui, in Toscana.
E alle soglie dei 50 anni, allo scollinar della vita, ho iniziato a cimentarmi con tecnologie dalle quali avevo giurato di tenermi lontano. Cominciando da Facebook & Co. E devo dire che invece ho trovato in esse la mia dimensione “naturale”; posso mettere a frutto le capacità di scrittura, di ascolto, di dare e ricevere amicizia virtuale certo, ma che in alcuni casi è diventata reale, di essere per metà confessore e per metà psicologo “dei poveri”.
Ma la cosa più sconvolgente e contraddittoria è che forse piaccio al gentil sesso (seduttore, sì, ma solo a livello virtuale, ovvio). Io, che nell’età “deputata” a ciò, ero costantemente in affanno! Contraddittorio fino alla fine: serissimo a 20 anni, farfallone a 50 ?
Chissà: oggi comunque inizia il cammino che mi porterà, tra un anno, ai 65, a quella saggezza che, dicono, si accompagni all’anzianità. Staremo a vedere. Intanto vivo, continuo a sorridere, e sorridendo continuo a vivere. E metto in pratica il segreto che, strada facendo, ho scoperto e che mi sento di consigliare a tutti quanti: mai prendersi troppo sul serio!
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Insieme al nostro bambino interiore si torna ad essere spensierati.