Accadde diversi anni fa, in Viale XX Settembre, a Trieste, la città in cui vivo e dove sono nata.
Si era sul finir dell’Inverno, il pomeriggio di una bella giornata, ma faceva ancora tanto freddo malgrado non soffiasse la bora.
C’era la Festa dei Fiori, mostra mercato che si tiene tutti gli anni dopo la prima metà di marzo, e lungo il viale decine di bancarelle vendevano fiori e piante di ogni tipo e dimensione. Un tripudio di colori a salutare l’incipiente Primavera.
Stavo osservando delle primule con l’idea di acquistarne un vasetto. Anche le viole del pensiero mi avevano conquistata, ma più di una piantina non avrei preso. Sul davanzale interno della finestra della mia piccola cucina non avrebbe avuto lunga vita, infatti ci tenevo solo delle piccole piante grasse.
D’un tratto la mia attenzione fu attirata da una donna che stava contrattando sul prezzo di alcune piante piuttosto grandicelle che, evidentemente, intendeva acquistare e farsi consegnare a casa.
Era alta, sulla sessantina, pesantemente truccata, con opachi capelli corvini, strettamente raccolti sulla nuca. Era avvolta in una vaporosa, ondeggiante pelliccia di volpe e indossava delle dècolleté col tacco molto alto. Il viale era gremito di gente di tutte le età che lo percorreva in su e in giù, chiacchierando, ridendo, scherzando. I bimbi giocavano, qualche neonato piangeva, diversi cani cercavano di avvicinarsi ad altri loro simili, ma io ero rimasta impressionata da quella donna che continuava a discutere ad alta voce con lo sfortunato venditore.
Aveva dei modi arroganti, parlava senza tenere conto delle altre persone, ben consapevole di attirare diversi sguardi. Non mi piaceva, non mi sono mai piaciute le donne aggressive, per nulla materne e volgari. Io amo tutto ciò che è semplice, spontaneo, naturale, dolce. Comunque, non ero certo lì per giudicarla!
D’un tratto mi accorsi che a pochi metri da madame, accovacciato sul marciapiede, stava un clochard. Aveva le gambe incrociate e si trovava vicino all’angolo con una trasversale del viale. Moltissima gente gli passava davanti, apparentemente senza vederlo, o forse senza scorgerlo nemmeno, ignorandolo. Mentalmente tentai un impossibile accostamento tra la signora artefatta e quel pover’uomo: due pianeti che viaggiavano paralleli, ma non si sarebbero incontrati mai.
Lentamente mi avvicinai a lui: con le mani sudice, rovinate da una vita dura e avara, reggeva un logoro berretto dove nemmeno un’anima aveva lasciato qualcosa. Teneva lo sguardo basso, non riuscivo a vederlo in viso, era vestito poco e male, e i radi capelli grigi erano sporchissimi.
Mi guardai attorno, la signora impellicciata continuava a questionare, la gente passava, ammirava le piante, comprava qualcosa e andava oltre… Nessuno sembrava notare l’uomo seduto a terra. Nessuno.
Lasciai cadere un paio di monete nel suo lercio berretto mentre una lacrima mi solcava il cuore. Lui non alzò lo sguardo, né disse una parola. Con mano incerta gli accarezzai i capelli unti; non era un bambino, non era una bestiola abbandonata, che avrei potuto raccogliere e portarmi a casa, ma d’istinto cercai di donargli qualcosa di me, o di farlo sentire meno solo. Non lo so. Era tardi e dovevo andare a casa a preparare la cena.
Mi allontanai con gli occhi velati di pianto. Non avrei acquistato niente quel giorno. La gente continuava a rumoreggiare nel suo mondo, la donna continuava a discutere e gesticolare, forse alla fine si sarebbe accordata... o forse no. Tutto era infinitamente lontano da me, tutto tranne quella povera creatura umana sul marciapiede, ormai alle mie spalle, che non poteva immaginare che io di lui non mi sarei mai scordata.
Nota: scritto nel 2016, l’episodio risale a una dozzina di anni fa.
Marina Assanti
11.10.2016

Voto: | su 5 votanti |
Grazie di cuore, Carmine, un abbraccio a te




Ecco la differenza tra "madama"arrogance e Marina Assanti a cui porgo una rosa in un grandissimo abbraccio...
Ciao..



















Molto piaciuto il tuo racconto.
Meritevole.



Di questi tempi non è facile.
Grazie di cuore! Buona domenica a te








Ho incontrato diversi clochard nella mia vita, a tre di loro ho dedicato qualcosa di scritto, un ricordo... per me, non per loro.
Ma ognuno di loro mi ha regalato qualcosa di prezioso e unico.
Grazie davvero
























Tempo fa scrissi Coup de thèatre
"(…) un sogno forse è solo /un sogno se non ci si china /per aiutare il sogno di un altro. (…) /mi sono avvicinato, /appoggiandogli pochi euro nel berretto. / Insieme a una carezza sulla testa. /Mi ha guardato, e domandato il perché /di tanta gentilezza…"

















