OPERA

Il passaggio d’un guizzo
non si nasconde
ma neppur si ritrae.

Nota di luce che appare
d’un pensiero che vola
e sulla luna si posa.

Nato dal nulla o forse
tra pieghe dell’anima
riaccende speranze svanite.

Nostalgica carezza
di penna che scrive sul foglio
che poi s’accartoccia.

Scrive parole mai dette
solo pensate in un giorno fugace,
evidenziate e virgolettate.

Tutto nel paese oramai tace
e solo le luci flebili dei lampioni
tagliano la bruma, assottigliano
e celano dell’oscurità gli spettri.
Incalzati dal mugghiare del
vento calcano le strade gelide
gli ultimi musici, le sagome
strette nei propri plettri.
Lasse nell’incedere e tra loro
distanti meno di un palmo,
sentono le caviglie
braccate dal vento, come da cani.
Nell’ombra, e boffonchiando
una melodia appena celata, l’ultimo
lampione acceso mostra parole
restate nella penna, tra le loro mani.

Splendida poesia la tua, complimenti