Morgan il Vikingo
È un parente stretto delle stelle di mare e , come quelle, genera in chi ne viene in contatto un istinto tanto brutale che irrefrenabile: possederlo, portarlo a casa per ricordo, o per regalarlo. Molti naturisti credono che il riccio matita sia patrimonio soltanto dei mari esotici, non nostrani, ed invece si sbagliano. Esiste pure nei nostri fondali, anche se i suoi meravigliosi esemplari sono assai rari. Se un sub di poca coscienza lo trovasse, ne farebbe certamente regalo ai figli, o alla fidanzata di turno, sottraendolo alla bellezza del mare. In Sardegna, mi dicono gli amici sub di Alghero, ce n'è qualcuno, protetto da leggi locali.
Io ne ho trovato solo uno, all'Elba, nonostante le migliaia di immersioni fatte in quel lembo di mare, ed è stato un caso fortuito. Stavo cercando un presunto relitto d'aereo islandese, erroneamente segnalato. Un sito subacqueo di scarsa importanza, non frequentato dalla massa.
Ricordo ancora la mia meraviglia quando, di ritorno da una immersione infruttuosa alla ricerca del relitto inabissato, lo vidi, bello e solitario in un piccolo anfratto di una parete rocciosa, verticale come un Altare, nome che i locali avevano dato a quel fondale.
Lo raccontai agli amici, descrivendo i particolari dell'immersione, e capii in seguito di aver fatto un grosso errore.
Pochi giorni dopo seppi che alcuni club subacquei stavano organizzando una spedizione per la sua ricerca, con la scusa di farne un servizio fotografico da mettere sulle riviste sub.
Nobile scopo, in teoria, ma all'atto pratico io conoscevo bene quella gente. Anni prima avevano fatto razzie di spugne, rose di mare, pinne nobilis e corallo rosso, sempre con l'attenuante del servizio fotografico. Il capo indiscusso di quella banda era Morgan.
Mi sentivo in agitazione emotiva: avrei perso per sempre un esemplare stupendo ed unico di animale marino tanto raro, quanto bello.
Per fortuna i capi istruttori di quei club vennero a parlarmi al Diving Center che gestivo in quegli anni.
« Ciao Jack, come ti butta... », furono le prime frasi per rompere il ghiaccio.
Iniziammo a parlare di mare, immersioni, di come evolvevano le attrezzature e le tecniche sub, con particolare riferimento alle immersioni profonde.
Quando parlammo di escursioni oltre i cinquanta metri di profondità, ecco l'abboccamento:
« Senti Jack, ma quel riccio matita che hai trovato, è sotto i cinquanta metri o è a profondità inferiori? », esordì quello che io consideravo il più grande predatore di reperti e creature viventi marine.
« Chi vi ha detto che l'ho trovato? », dissi per perdere tempo.
« Beh, ormai lo sanno tutti, e conosciamo anche il posto, l'Altare. In due o tre immersioni dovremmo trovarlo. Siamo in molti... »
« Che intenzioni avete », dissi.
« Farne un servizio fotografico, ovviamente ».
Era una balla colossale. Lui, Morgan, detto il Vikingo, così era conosciuto nell'ambiente a causa dei lunghi capelli biondi, la barba folta rossiccia e l'aspetto truce da Attila dei mari, aveva fatto un errore presentandosi come se fosse un biologo marino. Avrebbe dovuto incaricare qualche altro sub, magari vergine di razzie, insomma uno più credibile per venire a chiedere di accompagnarli sul posto.
Decisi di stare al gioco, e dissi:
« Bravi, bella iniziativa. Invece di cercare a vuoto, vi accompagno io sul posto ».
Avevo già in mente il mio piano, e nessuno poteva immaginare che alle cinque del pomeriggio avrei potuto organizzare uno scherzetto con i fiocchi.
« Ottimo », disse il Vikingo, « allora ti prenoto la barca per domattina. Non voglio altri sub a bordo, siamo già in dodici. Tu ci porti, ci accompagni sotto e noi ti paghiamo l'uscita ».
Raccontai a Franco, il mio socio nell'attività del Diving, quello che avremmo fatto il giorno dopo. Doveva preparare dodici bombole cariche, oltre alla mia. Lui mi guardò serio serio, e disse:
« Lo sai cosa succede dopo, se li accompagni, vero? »
« Certo, ma non lo troveranno ».
« Che fai, li porti in un altro posto? Ma ormai lo sanno tutti che è in un anfratto dell'Altare, non li puoi prendere in giro. Quelli non ti pagano nemmeno l'uscita ».
« No, li porto proprio a vedere quell'anfratto. Solo che il riccio matita non sarà più lì... »
Mi guardò come si guarda un fantasma, o un pazzo. Si grattò la testa, un'abitudine che aveva quando pensava, e disse.
« Ho capito...lo sposti, lo porti lontano da lì. Ma quando lo fai? Ormai sono le sei, viene buio ».
Io sorridevo, pensando che ci sarebbe arrivato da solo. Dissi soltanto:
« È quasi buio, ma non abbastanza. Nessuno deve vedermi uscire per mare, stanotte ».
Franco spalancò gli occhi e disse:
« Dai Jack, non vorrai andare a cinquantacinque metri in notturna? »
Io sorridevo, e allora lui aggiunse.
« Vengo con te... »
« Ti ringrazio, Franco, ma devo essere il solo a conoscere il posto dove lo porterò. Ti conosco, tu prima o poi ci accompagneresti qualcuno, o qualcuna... »
Mi guardò ridendo sotto i baffi, ed ammise:
« Hai ragione...se me lo chiedesse una subacquea, non resisterei. Mi raccomando però, stacci attento, controlla bene che stanotte non ci siano correnti, all'Altare ».
« Perfetto. Tu intanto preparami un bibombola bello carico. Devo farne due di
immersioni ».
Fu così che mi preparai a fare in solitario l'immersione più rischiosa della mia vita sottomarina.
Attesi la notte, buia e senza stelle, e mi immersi a cinquantacinque metri, nella grotta dove viveva il riccio matita.
Mi apparve nel suo splendore. Ancor più bello, alla luce artificiale della lampada che a quella profondità ne esaltava i colori. Lo raccolsi con amore e lo riportai in barca. Lo misi a riposare in un bel secchio grande di acqua fresca e limpida e, senza nemmeno togliermi la muta, avviai il motore del mio gozzo.
La nottata era calda e senza vento, sicché mi godetti quell'ora di barca necessaria a portare il riccio in un posto dove nessuno lo avrebbe mai trovato.
La tana che gli avevo riservato era più bella, se mai sia possibile, di quella che può trovare un cardellino innamorato.
Ora il riccio matita è tutto mio, solo mio... nessuno sa dove l'ho nascosto. E mai lo dirò. Quando mi sento giù di corda, allora mi preparo mentalmente, mi attrezzo con l'equipaggiamento da profondità, e vado a salutarlo.
Si può piangere sott'acqua?... sì, posso confermarlo, basta avere a disposizione lacrime vere, e salate. E una bellezza esagerata da ammirare.
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