L'operazione misteriosa
Mi svegliai di soprassalto e rimasi stupito: ero lungo e disteso su un tavolo operatorio. Non c'era più nessuno. Il mio corpo era supino, abbandonato e nudo su quel freddo marmo ceruleo, e non si mosse di un millimetro quando mi alzai, lasciandolo. Mi sentivo leggero, stranamente, nonostante la mia taglia pesante. Andai nell'attigua saletta degli attrezzi chirurgici e presi tutto il necessario. Quando ritornai, ebbi la conferma: il mio corpo era rimasto lì. Aveva bisogno di un intervento urgente, e serio. Difficile, era chiaro, ma ne avevo fatti parecchi di quel tipo durante la mia carriera. Non respirava più, ormai. Feci di tutto, ma nessuno mi aiutava.
Non un assistente, e nemmeno l'anestesista. Chiedevo un bisturi o una pinza, ma la mia voce era muta e poi l'infermiera strumentista non c'era....
Ero sicuro di quel che stavo facendo, l'emorragia cerebrale non era poi tanto grave e il versamento ematico nei tessuti del cervello si presentava contenuto. Il colpo ricevuto alla tempia doveva essere la conseguenza di un incidente stradale, forse una caduta in moto, la mia grande passione. Praticai una respirazione artificiale ed il corpo iniziò ad animarsi. Il torace si muoveva in maniera impercettibile, ma la respirazione ed il battito stavano tornando normali. Per fortuna l'emorragia era del tipo intracerebrale lobare, localizzata in un solo emisfero del telencefalo; non doveva essere un grosso problema.
Sotto i miei ferri non era mai morto nessuno, in quelle condizioni. La prima misura di emergenza era quella di ridurre la pressione sanguigna, allo scopo di limitare il versamento del vaso lesionato.
Ora dovevo decidere; potevo eseguire una craniotomia o un'aspirazione stereotassica.
Ma non feci in tempo a prendere nessuna decisione: in quel momento entrarono molte persone, e non ci fu più niente da fare. Presero quel povero corpo e lo misero in frigo, chiuso a chiave. Nessuno prestò attenzione alle mie invocazioni di aiuto. Rimasi con i ferri in mano, e lo stupore mi impedì di ribellarmi. Quando tutti se ne furono andati, aprii la finestra e decisi: mi sarei lanciato nel vuoto, suicidandomi.
Eravamo al quarto piano e certamente sarei morto. Stranamente mi accorsi che la mia testa, anziché rivolgersi verso il basso, iniziava una caduta alla rovescia, come se il centro di gravità fosse verso l'alto oppure io fossi diventato più leggero dell'aria.
In pochi istanti, dopo aver attraversato un denso strato di nubi, mi ritrovai in una sorta di paradiso terrestre. Ero contento di essere lì... avevo dimenticato tutto. Una sola cosa mi tornava strana: non c'era una sola bella donna in quel posto. Saranno ospitate in un altro reparto, pensai. Vidi in fondo al viale un uomo anziano, barba bianca e capelli lunghi, e mi avviai per chiederglielo. Che posto era mai quello senza una sola bella donna ad allietarlo? Mi disse:
« Le belle donne sono tutte quante all'inferno, oppure le trovi sul sito Oggi scrivo... ma queste ultime sono molto esigenti... »
Fu così che cercai un personal computer, e mi iscrissi. Da quel giorno non smisi più di scrivere, nella speranza di incontrane qualcuna di quelle belle donne. Ma i miei tasti battevano sul vuoto e nessuna scritta rimaneva visibile. Non mi restava altro da fare che chiedere un trasferimento ma, per ottenerlo, l'uomo con la barba bianca mi disse che avevo bisogno di una raccomandazione da Lucio, un diabolico autore tuttofare di Oggi Scrivo.
Ora passo il mio tempo a studiare una sorta di invenzione: riuscire e rendere visibili le cose che scrivo con la speranza di raggiungere il mio obiettivo e mettermi in contatto con questo essere satanico.
Non un assistente, e nemmeno l'anestesista. Chiedevo un bisturi o una pinza, ma la mia voce era muta e poi l'infermiera strumentista non c'era....
Ero sicuro di quel che stavo facendo, l'emorragia cerebrale non era poi tanto grave e il versamento ematico nei tessuti del cervello si presentava contenuto. Il colpo ricevuto alla tempia doveva essere la conseguenza di un incidente stradale, forse una caduta in moto, la mia grande passione. Praticai una respirazione artificiale ed il corpo iniziò ad animarsi. Il torace si muoveva in maniera impercettibile, ma la respirazione ed il battito stavano tornando normali. Per fortuna l'emorragia era del tipo intracerebrale lobare, localizzata in un solo emisfero del telencefalo; non doveva essere un grosso problema.
Sotto i miei ferri non era mai morto nessuno, in quelle condizioni. La prima misura di emergenza era quella di ridurre la pressione sanguigna, allo scopo di limitare il versamento del vaso lesionato.
Ora dovevo decidere; potevo eseguire una craniotomia o un'aspirazione stereotassica.
Ma non feci in tempo a prendere nessuna decisione: in quel momento entrarono molte persone, e non ci fu più niente da fare. Presero quel povero corpo e lo misero in frigo, chiuso a chiave. Nessuno prestò attenzione alle mie invocazioni di aiuto. Rimasi con i ferri in mano, e lo stupore mi impedì di ribellarmi. Quando tutti se ne furono andati, aprii la finestra e decisi: mi sarei lanciato nel vuoto, suicidandomi.
Eravamo al quarto piano e certamente sarei morto. Stranamente mi accorsi che la mia testa, anziché rivolgersi verso il basso, iniziava una caduta alla rovescia, come se il centro di gravità fosse verso l'alto oppure io fossi diventato più leggero dell'aria.
In pochi istanti, dopo aver attraversato un denso strato di nubi, mi ritrovai in una sorta di paradiso terrestre. Ero contento di essere lì... avevo dimenticato tutto. Una sola cosa mi tornava strana: non c'era una sola bella donna in quel posto. Saranno ospitate in un altro reparto, pensai. Vidi in fondo al viale un uomo anziano, barba bianca e capelli lunghi, e mi avviai per chiederglielo. Che posto era mai quello senza una sola bella donna ad allietarlo? Mi disse:
« Le belle donne sono tutte quante all'inferno, oppure le trovi sul sito Oggi scrivo... ma queste ultime sono molto esigenti... »
Fu così che cercai un personal computer, e mi iscrissi. Da quel giorno non smisi più di scrivere, nella speranza di incontrane qualcuna di quelle belle donne. Ma i miei tasti battevano sul vuoto e nessuna scritta rimaneva visibile. Non mi restava altro da fare che chiedere un trasferimento ma, per ottenerlo, l'uomo con la barba bianca mi disse che avevo bisogno di una raccomandazione da Lucio, un diabolico autore tuttofare di Oggi Scrivo.
Ora passo il mio tempo a studiare una sorta di invenzione: riuscire e rendere visibili le cose che scrivo con la speranza di raggiungere il mio obiettivo e mettermi in contatto con questo essere satanico.
Opera scritta il 31/07/2024 - 15:24
Da Mino Colosio
Letta n.200 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Racconto godibile, pieno di immaginazione e di conoscenza di termini da camice bianco. Ciao
Francesco Scolaro 01/08/2024 - 14:45
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Loris, forse hai ragione, l'ho scritto ai tempi che Lucio frequentava il sito, forse lo avevo già pubblicato, non so. Il riferimento ai Sette Piani di Buzzati mi riempie di gioia...racconto favoloso e fantastico, e Buzzati grandissimo scrittore. Ciao
Mino Colosio 01/08/2024 - 11:23
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Un racconto simpaticamente bello.
Maria Luisa Bandiera 01/08/2024 - 07:20
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Ciao Giacomo. Forse l’avevo già letto (ma non ne sono così sicuro, l’età!) che bello citare Lucio, il diabolico Lucio.
Non so perché ma all’inizio del racconto mi sembrava di leggere “I sette piani” di Buzzati. (È un complimento, naturalmente)
Sempre molto (e dico poco) bravo. Un saluto
Non so perché ma all’inizio del racconto mi sembrava di leggere “I sette piani” di Buzzati. (È un complimento, naturalmente)
Sempre molto (e dico poco) bravo. Un saluto
Loris Marcato 01/08/2024 - 07:12
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