Ho fatto causa ad un cuoco cubano che aveva cotto delle coscette di cuculo con curcuma, cumino e coriandolo in una casseruola di coccio sopra una carbonella di castagno del Caucaso durante il carnevale di Cento. E che cavolo!
Quando ci vuole, ci vuole! Ma costui si incavolò come un cassaintegrato di una ditta di cassaforti in fase di chiusura per la perdita delle combinazioni e mi colpì con un cazzotto sulla capoccia e due calci sul coccige causandomi un forte capogiro e una caduta dei capelli consistente.
Dopo un periodo di convalescenza alla Clinica San Carlo di Cantù, per confortarmi, prenotai una vacanza sul Cervino in compagnia di una mia coetanea di nome Clotilde che faceva la cuoca nella trattoria La Cascina ed era esperta di cucina creativa. Così, una sera, mi cucinò un canapè di ciccioli di canguro, delle coscette di cavallette con concentrato di carrube e catalogna, calamari in casseruola con coriandolo, stelle filanti di caciocavallo, crescione e crostini ai carciofi, cipolle e cicerchie cotte sotto la cenere di cirmolo. Come dessert una cheesecake alle ciliegie, cocco e birra Ceres, il tutto innaffiato da uno Champagne Gran Cuveè Tarocchè e vari cicchetti di Cherry.
Strafatto come un cercopiteco cileno codamozza in calore, ebbi un incubo colossale. Mi sognai di una comitiva di curanderos cubani che inseguivano delle cubiste cecoslovacche seminude su una funivia senza ski pass e ai piedi delle ciabatte in ciniglia con il logo della Citroen!
Mi risvegliai con un gran cerchio alla capoccia, mi presi un cachet e un ciotolone di camomilla e cerfoglio e, finalmente mi misi il cuore in pace…e che cacchio!

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