"La pioggia si è rovesciata sulla festa senza il preavviso di un tuono..."
Le istruzioni sono:
Di questo incipit tratto da Borgo sud di Donatella Di Pietrantonio, fatene la chiusa della vostra scrittura creativa di Novembre
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Luce
Seduto sul letto, guardo la finestra.
È già notte, una piccola luce illumina la camera.
Non posso muovermi più di tanto, mi gira la testa e i medici mi hanno detto di non alzarmi, credono ho la labirintite e stanno facendo degli esami.
Sono preoccupato e triste lontano da casa, mi manca la mia famiglia, la mia calda poltrona e le risate.
In questo letto tutto bianco sono immobile, con le lenzuola disinfettate e accanto delle pantofole, che vorrei calzare presto ai miei piedi.
Ripercorro così le impronte invisibili dei ricordi.
A pochi passi da questo ospedale, la casa di riposo dove c'era mia mamma, chiudo gli occhi e la vedo ancora.
Io sono bambino e lei è lì che si prende cura di me, mi bacia il ginocchio sbucciato dalla caduta in bici e mi guarda dolcemente.
Io poi da adolescente che parto con la macchina e la sua voce che mi raccomanda di non fare tardi.
E poi piano piano quel figlio desiderato, pappe e pannolini, quella tutina che stringo ancora tra le mani, insieme al tuo bastone mamma.
Tu che invecchi e piano piano non riconosci più tuo figlio.
Quando vengo a trovarti, mi prendi per un medico e io piango dentro.
Non mi riconosci, ma io sento ancora il tuo amore.
Cara mamma, quanto vorrei che questo letto fosse il tuo e così poterti dare ancora una carezza.
Vorrei piangere tra le tue braccia, il mio ginocchio sai è ancora sbucciato.
La pioggia si è rovesciata sulla festa senza il preavviso di un tuono.
È già notte, una piccola luce illumina la camera.
Non posso muovermi più di tanto, mi gira la testa e i medici mi hanno detto di non alzarmi, credono ho la labirintite e stanno facendo degli esami.
Sono preoccupato e triste lontano da casa, mi manca la mia famiglia, la mia calda poltrona e le risate.
In questo letto tutto bianco sono immobile, con le lenzuola disinfettate e accanto delle pantofole, che vorrei calzare presto ai miei piedi.
Ripercorro così le impronte invisibili dei ricordi.
A pochi passi da questo ospedale, la casa di riposo dove c'era mia mamma, chiudo gli occhi e la vedo ancora.
Io sono bambino e lei è lì che si prende cura di me, mi bacia il ginocchio sbucciato dalla caduta in bici e mi guarda dolcemente.
Io poi da adolescente che parto con la macchina e la sua voce che mi raccomanda di non fare tardi.
E poi piano piano quel figlio desiderato, pappe e pannolini, quella tutina che stringo ancora tra le mani, insieme al tuo bastone mamma.
Tu che invecchi e piano piano non riconosci più tuo figlio.
Quando vengo a trovarti, mi prendi per un medico e io piango dentro.
Non mi riconosci, ma io sento ancora il tuo amore.
Cara mamma, quanto vorrei che questo letto fosse il tuo e così poterti dare ancora una carezza.
Vorrei piangere tra le tue braccia, il mio ginocchio sai è ancora sbucciato.
La pioggia si è rovesciata sulla festa senza il preavviso di un tuono.

Da Mary L
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Voto: | su 7 votanti |
Commenti
Grazie a tutti 



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Ricordi affettivi descritti con grande trasporto che commuovono e che fanno bene all'anima. Ciao





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Mi hai commosso, mi sembra di leggere un pochino di me e di mia madre. Molto bello tesoro, un abbraccio forte






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Una piccola luce lascia intravedere come in sogno il sapore di una vita. Mi sono intrattenuto a riflettere in:” mi prendi per un medico e io piango dentro”.”dove la vita ha trasformato il bambino in uomo irriconoscibile. Cari saluti Mary. Una bella domenica sera.


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Grazie a tutti 



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Bello, mi ha commosso...
Brava

Brava




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Molto bello
*****




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Complimenti cara Mary.
Una chicca il finale.
Ciao
Una chicca il finale.
Ciao


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Bellissimo racconto, emozionante







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Un racconto di miele e fragola!! Bello!





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Grazie Maria Luisa





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Piaciuto ed apprezzato racconto! 



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