Il Caffè
Pungente umidità stamani
m’incurva, mi avvolge.
Penetra nelle ossa
ma mi piace.
Scorrono le vetture in strada
ascolto il rotolio sulla strada bagnata
Dal balcone scorgo lontano sui tetti
comignoli fumar grigio
come fossero omoni
in panciolle distesi
sul letto a masticare sigari
inanellando messaggi di fumo.
Il tocco di un pendolo in soggiorno.
Tutto si distende e si quieta.
Anche il mio animo
è stranamente calmo.
Uggiosa giornata
presagio di inutili ore
trascorse allora a ricordar.
Una sequenza di
immagini fosche
conducono però la memoria
a calde serate estive.
Trascorse in tua compagnia
mano nella mano accompagnandoci
per stupendi viali di pinete
odorose riempite dal frinio di cicale
come a segnar il tempo
della melodia del nostro amore.
Ah quale meraviglioso tepor
chiamato a riscaldar un vecchio cuore.
Il gorgheggio della moka
l’odore caldo del caffè
mi ammaliano .
Sul tavolo ,come sempre,
un vassoio e due tazzine.
Verso in una quella Arabica miscela
A farle compagnia ,l’altra..
sempre lì…… vuota
nella spasmodica attesa
che un giorno possa anch’essa
fumare.. si ..ma … del tuo caffè.
Oblio o speranza!
Luciano Capaldo 21 febbraio ‘15
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Dario.
può racchiudere l'essenza dei desideri di quello che si cerca e di quello che si è stati.
Veramente molto "elegante" nel suo andare e scritto con maestria!
e perfino il nostro aiuto con guerre e rivoluzioni
è, almeno fin ora, insufficiente.
I cuori battono nelle uova. Crescono gli scheletri dei neonati.
Dai semi spuntano le prime due foglioline,
e spesso anche grandi alberi all'orizzonte.
Chi ne afferma l'onnipotenza
è lui stesso la prova vivente
che essa onnipotente non è.
Non c'è vita
che almeno per un attimo
non sia immortale.
La morte
è sempre in ritardo di quell'attimo.
Invano scuote la maniglia
d'una porta invisibile.
A nessuno può sottrarre
il tempo raggiunto.
Wislawa Szymborska
Sulla morte, senza esagerare
Non s'intende di scherzi,
stelle, ponti,
tessitura, miniere, lavoro dei campi,
costruzione di navi e cottura di dolci.
Quando conversiamo del domani
intromette la sua ultima parola
a sproposito.
Non sa fare neppure ciò
che attiene al suo mestiere:
né scavare una fossa,
né mettere insieme una bara,
né rassettare il disordine che lascia.
Occupata a uccidere,
lo fa in modo maldestro,
senza metodo né abilità.
Come se con ognuno di noi stesse imparando.
Vada per i trionfi,
ma quante disfatte,
colpi a vuoto
e tentativi ripetuti da capo!
A volte le manca la forza
di far cadere una mosca in volo.
Più di un bruco
la batte in velocità.
Tutti quei bulbi, baccelli,
antenne, pinne, trachee,
piumaggi nuziali e pelame invernale
testimoniano i ritardi
del suo svogliato lavoro.
La cattiva volontà non basta
e perfino il no