lusingato dolcemente dalla sera,
cessato il clamore mondano
-spesso villano-
volentieri m’attardo a trarre
su lievi carte dagl’intimi vasti silenzi,
arcane sillabe sonore, ancor da decifrare,
mentre fuori un altro giorno muore,
e con serena umiltà inizio a lavorar
con le parole sussurrate dal cuore.
Scelte fra molte
con cura appassionata,
ripetute una ad una
lentamente 
nella mente,
rimirate, ben soppesate,
innamorate,
talora ripudiate e poi riamate.
Indi squadrate con fatica, 
d’intimi bagliori finemente ricamate,
levigate, asciugate e raffinate,
iniziano lentamente a prender vita:
ogni singola parola è palpitante creta
nelle mani del poeta,
che ha piume al posto delle dita, 
delicato trepidante artigiano
dei profondi sentimenti.
Asperse con lacrime di gioie
o di pianti, 
poi cosparse con polline di canto,	
sublimano umane e sovrumane percezioni,
indicibili abissi d’intuizioni.
Trasfigurate nel letterale senso
oltre ogni banale significato quotidiano,
in emozionante crescendo musicale 
divengono personale monumento
al supremo tentativo d’evocar l’indicibile,
di dar sostanza all’impalpabile,
       -opera sì sublime !-	
che mantiene in vita 
nostra profonda luminosa speranza:
quell’impronta di divina semenza,
ed al cuor meravigliosa via,
che oso ancora dir Poesia !
Poesia scritta il 02/02/2016 - 17:30Voto:  |  su 1 votanti  | 
	

Fabio Garbellini  
 03/02/2016 - 07:02 
Maria Cimino  
 02/02/2016 - 23:25 
                        


