nelle vene della città spenta,
nei vetri incrinati,
nel sangue che non smette di scorrere
come fiume nero, lento, impossibile da fermare.
Il tuo volto si piega nei lampioni tremanti,
si dissolve nei muri umidi,
si allunga sulle strade bagnate
che odorano di pioggia e cenere.
Ogni passo è il tuo respiro,
ogni sospiro è la tua voce
che entra nelle ossa,
che scava tra le costole come coltello tiepido.
Ti cerco nelle ombre liquide,
nelle pieghe della mia carne,
nei sogni che sanguinano luce spenta.
Ti cerco tra le mani di chi non sei tu,
ma sei tu ovunque,
immobile, infinita,
ombra che non vuole lasciare il mio cuore.
Il tuo nome è fumo,
è miele velenoso,
è vento che frusta la mia anima.
E io resto,
immobile e frantumato,
ferito da te come da un sole nero,
come da un amore che non sa morire.
Le mie notti sono pozzi senza fondo,
i miei giorni sono schegge di vetro
che mi lacerano la bocca e i polmoni.
Ti amo — ti odio —
ti maledico —
ti supplico —
e tu sei qui,
nei miei occhi, nel mio respiro,
nel tremito delle mani,
nel sangue che non mi appartiene più.
Ogni istante è un dipinto crepuscolare:
ombre liquide, luce spenta, dolore tattile,
ogni pensiero un colore nero
che mi scava dentro,
ogni ricordo una lama che scintilla
sul mio cuore,
ogni respiro un fiume
che ti porta via
per poi restituirmi solo bruciore.
Non c’è fuga,
non c’è alba,
non c’è silenzio che non parli di te.
Sei materia e luce nera,
sei sangue e vento,
sei il dolore che mi abita
e che non vuole andarsene.
Io sono solo il contenitore della tua assenza,
un uomo fatto di ombra e cenere,
che ti sente ovunque,
che ti ama ovunque,
che ti porta con sé
anche nel vuoto
in cui tutto dovrebbe morire.
E tu ridi —
ombra immortale —
e il mio cuore cede
alla tua eterna permanenza,
all’amore che uccide,
all’ossessione che è vita,
all’ombra che è tutto
e non se ne va.
Poesia scritta il 16/12/2025 - 01:16Voto: | su 0 votanti |
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