Sento il richiamo urgente
del mare sconvolto dal maestrale,
quasi lo sento urlare e gemere.
Una paura che entra dentro
mi scuote e mi abbraccia insieme.
Mi chiama come un canto di sirene
il vento che scorre dentro me
inquieto e schiumoso, attraente.
Mi ricorda l'appuntamento
e corro veloce all'isola verde,
ora grigia sulla scogliera,
a piccoli passi verso il mare buio
ascolto e tremo al canto del vento
che si affolla e mi cinge, mentre sul viso
passano subitanee raffiche urlanti
che mi dicono di vita non osata,
del cuore infranto da giorni uguali,
di sogni come sabbia, dispersi tra le mani.
Scende lieve una lacrima che il freddo
turbine dei miei ricordi, accoglie.
Mi culla e mi dondola,
come un canto m'inebria
di profumi e parole sussurrate.
Ore di ascolto a quel parlar suadente
che tira fuori verità nascoste.
Mi districo dalle folate avvolgenti,
come abbracci, frastornato e incantato
da tanta bellezza.
Non più timore del mare selvaggio
delle mie paure che si riversano
impetuose sulla riva dell’esistenza.
Quasi una preghiera la mia,
a quel Dio di tutto che con l’aria
mi parla, m'inquieta e consola.
Ora il maestrale lentamente si placa
e insieme il mio essere
e la vita sospesa ritorna
faticosamente a scorrere,
fino alla prossima chiamata.
del mare sconvolto dal maestrale,
quasi lo sento urlare e gemere.
Una paura che entra dentro
mi scuote e mi abbraccia insieme.
Mi chiama come un canto di sirene
il vento che scorre dentro me
inquieto e schiumoso, attraente.
Mi ricorda l'appuntamento
e corro veloce all'isola verde,
ora grigia sulla scogliera,
a piccoli passi verso il mare buio
ascolto e tremo al canto del vento
che si affolla e mi cinge, mentre sul viso
passano subitanee raffiche urlanti
che mi dicono di vita non osata,
del cuore infranto da giorni uguali,
di sogni come sabbia, dispersi tra le mani.
Scende lieve una lacrima che il freddo
turbine dei miei ricordi, accoglie.
Mi culla e mi dondola,
come un canto m'inebria
di profumi e parole sussurrate.
Ore di ascolto a quel parlar suadente
che tira fuori verità nascoste.
Mi districo dalle folate avvolgenti,
come abbracci, frastornato e incantato
da tanta bellezza.
Non più timore del mare selvaggio
delle mie paure che si riversano
impetuose sulla riva dell’esistenza.
Quasi una preghiera la mia,
a quel Dio di tutto che con l’aria
mi parla, m'inquieta e consola.
Ora il maestrale lentamente si placa
e insieme il mio essere
e la vita sospesa ritorna
faticosamente a scorrere,
fino alla prossima chiamata.
Poesia scritta il 30/09/2016 - 11:05
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Commenti
Una chiamata elementale... acqua, aria, terra e Fuoco per un appuntamento con se stessi. Molto bella. Ciao!
Ruggero Chiesa 01/10/2016 - 03:43
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