A stare in piedi da solo
mi pesa il cuore,
e dicembre
mi consegna
in un sussurro
di brina e schiarite
il suggerimento insano
di consegnartene un poco,
anche solo un grammo,
di quel che rimane
a pulsarmi dentro.
Ma che ne faresti poi?
Del nero più puro
di questi miei giorni
ci ho calcato le iniziali
del tuo nome
sul muro dei miei pianti,
ma le iniziali solo,
come se a scriverlo tutto
mi tremasse l'anima,
perché a scriverlo tutto
ti sentirei vicino
come non sei ancora stato.
Saprei darti ciò di cui
non sai di aver bisogno
saprei darti ciò di cui
ti priveresti per noi,
e tu sapresti restituirmi la leggerezza
di quelle gioie consumate,
e di altri pesanti dolori
negli angoli di un'essenza solo nostra.
Ma chi sono io per sapermi salvo
tra le tue mani?
Chi sono io per sapermi condannato
nello retrovie delle tue intenzioni?
E chi sei tu per saperti degno
delle premure di cui mi fingo?
Del resto, di te ho saputo scorgere
nulla se non la terribile
eco della certezza
che esisti per me come io per te,
ma niente più di questo.
Guardami, guardami tremare,
allontanati pure, se preferisci,
dopo aver mosso così tanti passi
verso di me e verso di noi,
mentre io che
non so darti una concretezza,
e nemmeno so renderti
destinatario certo
di questa follia notturna,
mi consumo un altro po'
e ancora un po'.
mi pesa il cuore,
e dicembre
mi consegna
in un sussurro
di brina e schiarite
il suggerimento insano
di consegnartene un poco,
anche solo un grammo,
di quel che rimane
a pulsarmi dentro.
Ma che ne faresti poi?
Del nero più puro
di questi miei giorni
ci ho calcato le iniziali
del tuo nome
sul muro dei miei pianti,
ma le iniziali solo,
come se a scriverlo tutto
mi tremasse l'anima,
perché a scriverlo tutto
ti sentirei vicino
come non sei ancora stato.
Saprei darti ciò di cui
non sai di aver bisogno
saprei darti ciò di cui
ti priveresti per noi,
e tu sapresti restituirmi la leggerezza
di quelle gioie consumate,
e di altri pesanti dolori
negli angoli di un'essenza solo nostra.
Ma chi sono io per sapermi salvo
tra le tue mani?
Chi sono io per sapermi condannato
nello retrovie delle tue intenzioni?
E chi sei tu per saperti degno
delle premure di cui mi fingo?
Del resto, di te ho saputo scorgere
nulla se non la terribile
eco della certezza
che esisti per me come io per te,
ma niente più di questo.
Guardami, guardami tremare,
allontanati pure, se preferisci,
dopo aver mosso così tanti passi
verso di me e verso di noi,
mentre io che
non so darti una concretezza,
e nemmeno so renderti
destinatario certo
di questa follia notturna,
mi consumo un altro po'
e ancora un po'.
Poesia scritta il 05/01/2017 - 22:38
Da Matih Bobek
Letta n.1043 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
bellissima....
struggente.....
struggente.....
laisa azzurra 06/01/2017 - 13:28
--------------------------------------
Inserisci il tuo commento
Per inserire un commento e per VOTARE devi collegarti alla tua area privata.