La nebbia di gia’ avea coperto il mio borgo,
coi suoi rumori i suoi quiotidiani lavori.
Salita fin su le cime del colle,sembrava che tutto
Fosse prigioniero della sua morsa.
I comignoli fumanti alimentavano il vapore di quella
Coltre, non si scorgea se non l’ombra furtiva.
Nel mio umido orto,scorgevo le cose conosciute
Ia siepe il fruttifero albero d’arancio.
Un lento cinguettio in qualche luogo rompeva
Il silenzio del mattino che ancor non si sposava col primo sol.
I giocosi gatti facevan tuffi nelle foglie secche,che sprigionavan
Quell’ odor di terra bagnata.
Lente le ore,il sopor di nuovo prendeva vigore
In quell’aria senza vita
Goccioline di brina rigavan le finestre mi sovvenne
Il ricordo da bambino quando guardavo da
Quei vetri le giornate invernali,avean un sapor di
Malinconia!
Fuggi o nebbia che attanagli i pensieri,
che attoschi il cor se gia tristezza ha fatto albergo.
Cercavo di spezzar la barriera per scorger la luce,
tra quel griggior che governa.
Ma or m’acquieto , vana spe’ di vincer la natura,
attendero’ che si dipani.
So che domani la solitudine d’oggi sara’svanita
Mi vestiro’ con dorati guizzi del novello
Sol che mi desta e in lui mi perdo. Corrado cioci vedendo la nebbia in velletri
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i ricordi
la malinconia
estremamente intensa
complimenti!