Non percorsi più il viale alberato pieno di polline
ma la Vecchia Strada che conduceva ai quartieri più malfamati.
Non andai più alla conceria che era stato il mio luogo di lavoro
per tutti quegli anni, ma andai nella direzione opposta.
Man mano che procedevo si stagliavano davanti ai miei occhi
i platani e i lecci e il vento soffiava forte e veloce.
Nella direzione in cui stavo andando c’eri tu.
Il fiume scorreva impetuoso sotto il ponte
e il suo colore grigiastro si fondeva con quello della pietra.
Sentivo il giusto calore scaldarmi il corpo mentre
camminavo sempre nella direzione opposta.
Giurerei di averti incontrato nello sguardo veloce di un passante.
Ma forse mi sbaglio, la cocciutaggine con cui stavo andando nella
direzione opposta non mi faceva veder ben chiaro le cose.
Sono certo di essere passato sotto casa tua e di averti cercato.
Nella mia fantasia ho immaginato di incontrarti e di salire
le scale dove abiti e poi di essermi spogliato e di aver
dormito sulla tua spalla, dopo che i nostri corpi si erano congiunti.
Ma non posso dirlo con certezza.
Sto preparando un epigramma da far incidere sulla mia tomba
perché non voglio che altri la imbrattino con le loro frasi insulse.
Intanto cammino sempre a passo spedito e sempre nella direzione opposta.
Non mi par vero di averti incontrata veramente.
Eri tu con la borsa della spesa,
ed eri leggermente curva sotto quel peso.
Camminavi lenta e un po’ trafelata.
Allora non l’ho immaginato: abbiamo fatto l’amore.
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