lieve uno spirar le scardina silente
oltre piccole bave e rughe
remote scie solcano l'azzurro glauco
dal fronte di frangiflutti semi sommersi
gabbiani reali atterrano o decollano.
In un meriggio al termine 
immoto sulla riva il cuore elabora
lungo un orizzonte torbido 
che non ha segni chiari 
aspetta il pescatore che a una lenza
un pesce abbocchi prima o poi.
S'abbruna  a poco a poco l'aria
il cielo a mesto poi  muta colore 
una moltitudine di pensieri salpa
disegna spirali e cerchi concentrici 
a istanti di tristezza si cerca scampo
mentre  crolla su memorie il ricordo.
Dov'è lo svincolo che evita 
una strada che non ha uscite
e rimette in viaggio l'anima confusa
la forza che sospinge l'uomo avvilito 
fuori del recinto chiuso
dove stanno croci di eventi seppelliti?
Domani ancora più ingorghi di disaggio
più strapiombi deserti e inciampi
altri fili si sfilacceranno dalla trama
solchi più profondi scaverà l'aratro tempo
che col coltro taglia e col versoio rovescia
lungo il versante della vita che scoscende.
 
Affonderemo quanto prima se l'idrovora non svuota 
la sentina che per stillicidio di tristezze si riempie!
Poesia scritta il 12/05/2017 - 14:03Voto:  |  su 0 votanti  | 
	
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