Alzai gli occhi e la vidi ballare.
Il suo partner non lo conoscevo, ma non era il suo uomo.
Di sicuro non facevano nemmeno coppia fissa di ballo, perché continuavano solo a fare gli stessi passi.
Gli stessi passi…
La musica era una salsa, no, forse una rumba, non lo so, non aveva comunque importanza.
I passi sì, quelli avevano importanza. Gli stessi passi, ripetuti e fluenti e ritmici e belli.
Lei non era bella, o almeno non la ritenevo tale, ma i suoi passi, quegli stessi passi ripetuti, erano diventati ipnotici.
La musica insisteva, lei ballava facendo gli stessi passi e io mi convinsi che il tempo si fosse fermato davvero e per sempre.
Il tempo immobile con lo spazio in un movimento eterno.
Un loop infinito, fatto solo di decisi passi di danza, gli stessi passi…
Pensai sarei rimasto lì, a guardare quegli stessi passi ripetersi all’infinito fra paura e curiosa meraviglia.
Fui però costretto a chiudere le palpebre per un momento; in quell’attimo la musica si spense e il loop e il ballo e gli stessi passi ripetuti si interruppero; già privati e monchi della loro eternità.
Non me ne capacitai, e non ci riesco tuttora. Avevo toccato con mano e poi visto sfumare, davanti ai miei occhi e con i miei occhi, l’immobilità dinamica del tempo per mezzo di alcuni eleganti passi di danza.
Gli stessi passi…
Il suo partner non lo conoscevo, ma non era il suo uomo.
Di sicuro non facevano nemmeno coppia fissa di ballo, perché continuavano solo a fare gli stessi passi.
Gli stessi passi…
La musica era una salsa, no, forse una rumba, non lo so, non aveva comunque importanza.
I passi sì, quelli avevano importanza. Gli stessi passi, ripetuti e fluenti e ritmici e belli.
Lei non era bella, o almeno non la ritenevo tale, ma i suoi passi, quegli stessi passi ripetuti, erano diventati ipnotici.
La musica insisteva, lei ballava facendo gli stessi passi e io mi convinsi che il tempo si fosse fermato davvero e per sempre.
Il tempo immobile con lo spazio in un movimento eterno.
Un loop infinito, fatto solo di decisi passi di danza, gli stessi passi…
Pensai sarei rimasto lì, a guardare quegli stessi passi ripetersi all’infinito fra paura e curiosa meraviglia.
Fui però costretto a chiudere le palpebre per un momento; in quell’attimo la musica si spense e il loop e il ballo e gli stessi passi ripetuti si interruppero; già privati e monchi della loro eternità.
Non me ne capacitai, e non ci riesco tuttora. Avevo toccato con mano e poi visto sfumare, davanti ai miei occhi e con i miei occhi, l’immobilità dinamica del tempo per mezzo di alcuni eleganti passi di danza.
Gli stessi passi…
Poesia scritta il 30/08/2017 - 12:15
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