Viaggiammo
e in capo al mondo quel coraggio
di fermarci,poi
non avemmo.
Prigioniera fui d'un corpo
e seppi , ridente
guardarti negl'occhi tuoi
O mio Amato,
senza volto
Non m'appartenesti mai;
e come ombra m'accompagnasti
nei posti più bui
angoli riposti
lontana la paura
e impetuosamente avvolti
dall'arida frescura.
Amanti,
andammo , e ciechi
che la meta non fu detta mai,
i passi ogni secondo decisi
dalla nebbia
ch'avvolgente
strangolava i nostri corpi
sotto al cipresso andato,
ove
sapemmo dirci uno
e l'altri non seppero,
vivendo nell'oscuro
dir lo stesso e fui
avvelenata
dall'altri corpi presa
duro e lento fu il cammino,
senza te
bollente cianuro.
Morte lenta,docile
accarezzò un cuore non più nobile
povero viandante
vagò giorno e notte
alla ricerca dell'amata sua
cieco e accompagnato
d'ogni suo battito
nell'attimo che seppe farsi eterno
con la paura dell'inverno,
d'un sangue gelido
rosso carmineo
cos'è l'eterno?
E,
Non seppe arrendersi al tempo e alla tempesta
non seppe rinunciare all'affacciarsi
ogni calda ora
notte pura,alla finestra.
Alone di speranza,all'orizzonte la tempesta.
Ciò che l'occhi non seppero vedere
il cuore sentire.
E per i sentieri mai da nessuno scritti
percorsi
come mai dolorosi , tumultuosi
dal tempo arsi
tu,cuore mio,andasti.
Seppi lasciarti andare via
d'un corpo scamazzato
senz'un anima
O tua amata,
dal core mio seppi essere abbandonata
E tu
tu la trovasti
sotto al cipresso andato
di cui fu detto solo,
malandato
ch'a l'occhi tuoi,
solo povero amato..
La raccogliesti e fu la cura
docile,prematura
amore originario
al tempo sfuggito
dall'altra carne putrida
mal capito,
il riso,quel cuore impazzito.
e sapeste insieme andare
via
dove dal basso,
cipresso andato
si può volare.
e in capo al mondo quel coraggio
di fermarci,poi
non avemmo.
Prigioniera fui d'un corpo
e seppi , ridente
guardarti negl'occhi tuoi
O mio Amato,
senza volto
Non m'appartenesti mai;
e come ombra m'accompagnasti
nei posti più bui
angoli riposti
lontana la paura
e impetuosamente avvolti
dall'arida frescura.
Amanti,
andammo , e ciechi
che la meta non fu detta mai,
i passi ogni secondo decisi
dalla nebbia
ch'avvolgente
strangolava i nostri corpi
sotto al cipresso andato,
ove
sapemmo dirci uno
e l'altri non seppero,
vivendo nell'oscuro
dir lo stesso e fui
avvelenata
dall'altri corpi presa
duro e lento fu il cammino,
senza te
bollente cianuro.
Morte lenta,docile
accarezzò un cuore non più nobile
povero viandante
vagò giorno e notte
alla ricerca dell'amata sua
cieco e accompagnato
d'ogni suo battito
nell'attimo che seppe farsi eterno
con la paura dell'inverno,
d'un sangue gelido
rosso carmineo
cos'è l'eterno?
E,
Non seppe arrendersi al tempo e alla tempesta
non seppe rinunciare all'affacciarsi
ogni calda ora
notte pura,alla finestra.
Alone di speranza,all'orizzonte la tempesta.
Ciò che l'occhi non seppero vedere
il cuore sentire.
E per i sentieri mai da nessuno scritti
percorsi
come mai dolorosi , tumultuosi
dal tempo arsi
tu,cuore mio,andasti.
Seppi lasciarti andare via
d'un corpo scamazzato
senz'un anima
O tua amata,
dal core mio seppi essere abbandonata
E tu
tu la trovasti
sotto al cipresso andato
di cui fu detto solo,
malandato
ch'a l'occhi tuoi,
solo povero amato..
La raccogliesti e fu la cura
docile,prematura
amore originario
al tempo sfuggito
dall'altra carne putrida
mal capito,
il riso,quel cuore impazzito.
e sapeste insieme andare
via
dove dal basso,
cipresso andato
si può volare.
Poesia scritta il 15/11/2017 - 23:14
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