Eri appen sbocciato fiore,
sul bel viso era il candore;
campeggiavi accanto al giglio
quinto lume di me figlio.
sul bel viso era il candore;
campeggiavi accanto al giglio
quinto lume di me figlio.
Al galoppo corre il tempo,
e si sperde come il lampo,
ma con gli anni resti quella
qual lucente in cielo stella.
Cuore nobile e verace,
mente linda e perspicace,
lesta in far svelta nel dire
sei paziente nel patire.
Per le doti mal cantate
di scadente, vecchio vate,
non capace a miglior dono
a te vo’chieder perdono.
Non mi scuso e t’assicuro
che il mio dire è vero e puro
e nel cuor malato e triste
dir migliore non esiste.
Tuo splendor non è mutato
perché in petto è imprigionato,
nostro amore mai è svilito
ch’esso è in te per l’infinito.
Poesia scritta il 07/01/2018 - 18:58
Da nello maruca
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