Che mi resta
di questo agosto?
Se non le folle informi
di grano mai raccolto,
se non i profili di sabbia,
che mi pare
di aver costeggiato
nell'astrazione di un sogno,
se non le notti febbrili
che avrei trascorso
accovacciato
ai limiti del mattino,
allora cosa?
Resta
che devo andare
devo andare via,
che non so trovare
alcuna pace
e non so ingaggiare
alcuna battaglia;
non appartengo qui,
e qui nemmeno io
mi appartengo più;
Ti prego di ascoltarmi,
di avvicinarti
alla mia lingua
che incespica
e alle labbra
che non smettono
di fremere,
al suono dei
miei denti che
sbattono e
al senso
di cui non so rivestire
il fiato
che mi viene dal torace;
fa' un passo,
un passo solo
verso la comprensione
in cui vorrei
per una volta
riversarmi ,
come se fossi
un branco di squame
che si divincolano
nel sale delle acque.
Mi chiedo se tu
sappia veramente
accogliermi
con la mente;
sei la brezza
che in un primo momento
ricopre di verde
i rami
e che poi li sveste;
annuisci
un solo giorno
e nel passaggio di una luna
mi costringi
a piegarmi
in un mutismo
che mi urla dentro.
Mi rimproveri
il silenzio
che è il rifugio
di chi non sa
essere compreso;
tenti di graffiarmi
il dorso
liscio,
di strapparmi via
dall'alcova che mi
sono tracciato addosso,
dallo spazio
che ho ritagliato
coi denti;
vuoi rapire
le parole
che poi ti sputerò
addosso
ma che nemmeno
allora saprai capire.
Se non vuoi
ascoltare,
se non sai
comprendere,
lasciami almeno
andare,
tanto agosto è terminato
e, vedi,
a me non rimane niente.
di questo agosto?
Se non le folle informi
di grano mai raccolto,
se non i profili di sabbia,
che mi pare
di aver costeggiato
nell'astrazione di un sogno,
se non le notti febbrili
che avrei trascorso
accovacciato
ai limiti del mattino,
allora cosa?
Resta
che devo andare
devo andare via,
che non so trovare
alcuna pace
e non so ingaggiare
alcuna battaglia;
non appartengo qui,
e qui nemmeno io
mi appartengo più;
Ti prego di ascoltarmi,
di avvicinarti
alla mia lingua
che incespica
e alle labbra
che non smettono
di fremere,
al suono dei
miei denti che
sbattono e
al senso
di cui non so rivestire
il fiato
che mi viene dal torace;
fa' un passo,
un passo solo
verso la comprensione
in cui vorrei
per una volta
riversarmi ,
come se fossi
un branco di squame
che si divincolano
nel sale delle acque.
Mi chiedo se tu
sappia veramente
accogliermi
con la mente;
sei la brezza
che in un primo momento
ricopre di verde
i rami
e che poi li sveste;
annuisci
un solo giorno
e nel passaggio di una luna
mi costringi
a piegarmi
in un mutismo
che mi urla dentro.
Mi rimproveri
il silenzio
che è il rifugio
di chi non sa
essere compreso;
tenti di graffiarmi
il dorso
liscio,
di strapparmi via
dall'alcova che mi
sono tracciato addosso,
dallo spazio
che ho ritagliato
coi denti;
vuoi rapire
le parole
che poi ti sputerò
addosso
ma che nemmeno
allora saprai capire.
Se non vuoi
ascoltare,
se non sai
comprendere,
lasciami almeno
andare,
tanto agosto è terminato
e, vedi,
a me non rimane niente.
Poesia scritta il 18/01/2018 - 23:04
Da Matih Bobek
Letta n.1079 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
La comprensione e tutta incisa
nella tua delicatezza..
nella tua delicatezza..
trovo la tua poesia davvero super.
Ciao Matih
Maria Cimino 19/01/2018 - 23:01
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Tra le più belle poesie lette negli ultimi tempi su questo sito. Grande talento sia nel contenuto che nell'espressione estetica.
Aurelio Zucchi 19/01/2018 - 19:12
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Che bomba
OKINAWA NAWAKIRO 19/01/2018 - 18:43
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Meravigliosa
laisa azzurra 19/01/2018 - 10:24
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