dei miei errori
come se fossero
gli unici orrori
per poter vivere.
Convivo con tutto ciò
che reputo sbagliato
e inappropriato.
Credo che forse la soluzione
possa arrivare col tempo
o con qualche illusione.
Sguazzo nei miei pensieri
troppo veri
e poco leggeri.
Resto a galla come una barca
ma senza vento
e senza destinazione,
immobile,
stanziata tra cielo e mare.
Due mondi indicibili
ed io sono appeso
ad un filo illeso
nonostante sia stato logorato
innumerevoli volte.
Attendo con la speranza
che un giorno possa conoscere
i miei limiti.
Ho esigenza di capire
fin dove la mia sofferenza
possa ambire?
È come lanciare un sasso
sul mare calmo in cui convivo.
Una tavola piatta che nasconde,
d'altronde,
tutto ciò che mi confonde.
Eppure ho il cielo su di me.
Basta guardarlo
per comprendere che
è troppo lontano
da poterlo toccare.
E allora che faccio?
Guardo giù
per accertarmi che un giorno,
io possa essere li su.
Ma in realtà affondo,
così a fondo,
che non riesco a capire
e a reagire.
Un abisso che un giorno
mi faceva sognare.
Quando il tempo
era dalla mia parte
ed avevo tutte le carte
per raggiungere persino Marte.
Ma sono ancora qua
in un limbo nella profondità.
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Complimenti, c'è vera bravura
in un limbo nella profondità"
Splendida...Domenico tutta la poesia, ma il verso finale mi regala profonda emozione! Bravissimo!