Vedevo
luci indistinte
sul versante
del colle
- che fosse
lo specchio
delle stelle o la luna
non so dirlo -
o magari soltanto
i flutti del vino
nella mia
umida conca
mi imperlavano
la mente.
Eri poco più in là
tu,
lo ricordo,
ti agitavi immobile,
e io imploravo
col silenzio
il tuo silenzio
che urlava,
non sapevo dischiudere
quel suono,
le tre sillabe
che mi si infrattavano
negli alveoli;
cacciamele fuori tu,
dissi,
fa' tremare l'estate
e la sua terra,
smantella il prato
della notte dal mio
cielo,
impacchetta
le mie gioie recise
e restituiscile
a chi me le ha noleggiate,
ma manovrami
la lingua!
Forse in quel
momento,
nelle costellazioni
che mi dipinse
il tuo sguardo
negli occhi miei,
proprio allora
leggesti
il tacito corrispondersi
di tutte le parti
che mi compongono
al lento impastare
del tuo cuore.
Fu quasi
la fine.
luci indistinte
sul versante
del colle
- che fosse
lo specchio
delle stelle o la luna
non so dirlo -
o magari soltanto
i flutti del vino
nella mia
umida conca
mi imperlavano
la mente.
Eri poco più in là
tu,
lo ricordo,
ti agitavi immobile,
e io imploravo
col silenzio
il tuo silenzio
che urlava,
non sapevo dischiudere
quel suono,
le tre sillabe
che mi si infrattavano
negli alveoli;
cacciamele fuori tu,
dissi,
fa' tremare l'estate
e la sua terra,
smantella il prato
della notte dal mio
cielo,
impacchetta
le mie gioie recise
e restituiscile
a chi me le ha noleggiate,
ma manovrami
la lingua!
Forse in quel
momento,
nelle costellazioni
che mi dipinse
il tuo sguardo
negli occhi miei,
proprio allora
leggesti
il tacito corrispondersi
di tutte le parti
che mi compongono
al lento impastare
del tuo cuore.
Fu quasi
la fine.
Poesia scritta il 04/10/2018 - 22:44
Da Matih Bobek
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