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ruggin ne' nostri sguardi

Ruggin ne' guardi nostri scorgi
che d' inestirpabil gemiti fuor criature
o sol ch'urlante e aggressivo sorgi
fa' che l'alme nostre non scopransi paure;
di terra ch'aneliamo nostra è attesa
di pomi l'antica eppur novella distesa
che rosso color hanno e nome d'oro
e su campi cantan qual voci d'un coro;
nulla san lor dell'identità nostra forestiera
audacia e speme abbiam compagne in tal terra straniera
ove uomini un dì sarem trattati e non più animali
da vigliacche e unte mani di caporali.
la morte, fratel mio, l'onda nostra non spezzerà
della nostra fiera, afra o rumena sia, identità,
umiliati non ci vedrai, te 'l giuro, del lavoro massacrante
ma forza sempre avrem, di lion ed elefante;
non pensi alcun che chi di noi colà morisse
per noi sarà tetro sembiante d'un'apocalisse
nel travaglio nostro 'l suo ricordo porteremo
in quest'italica landa in cui un dì vedrem il sereno.
de' nostri figli scintilleran gl'occhi
di Uganda, Nigeria e Romania
in questa tricolor dimora ch'ovunque la tocchi
giardin gaudente è d'arte e di poesia.
il senso in te sfavilli del nostro faticare
ch'ivi sbarcammo per disegnar la vita e non per rubare
col sudor nostro e la forza del nostro sentimento
daga sarem contr'ogne incivile sfruttamento.



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Poesia scritta il 17/10/2018 - 11:43
Da cristiano comelli
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