rimasto chiuso,
serrato,
da mille secoli abbandonato.
Lo avevo sbarrato da bambino,
e con la polvere del mio tempo sigillato…
poi…
nel mare dei miei sogni
la chiave per rabbia,
per dispiacere, ho rigettato.
Adesso l’ho schiuso con pietà,
con la mia nuova magia trasparente,
come l’aria e il respiro sconosciuto al modo
e a tutta la mia gente.
Senza aprire gli occhi,
le cose già scordate ho rinvenuto.
Le avevo, rinchiuse tutte lì,
per paura,
in quella cassaforte inventata,
temendo
che qualcuno li potesse ancora maltrattare
disprezzare,
distruggere
e pure mille volte, per orrenda cattiveria,
calpestare.
Da quel magico scrigno
son balzati,
per prodigiosa sorpresa,
pagliacci allegri, felici della vita.
Cantavano
con le note antiche
già da troppo tempo dimenticate.
Poi mille canterini e prestigiatori seduti su un sofà,
mi hanno portato il magico sorriso,
smarrito da troppo tempo e con l’età.
Tanti giocolieri festosi facevano
la corte alla mia vita
e a tutta quanta l’umanità.
Ma io invece cercavo
qualcosa che non vedevo.
Volevo qualcosa che desideravo.
Rovistavo,
frugavo con tanta convulsione,
come un matto scatenato.
Eppure… nulla che m’interessasse
ho purtroppo rinvenuto.
Poi all’improvviso
eccolo lì.
Sì che l’ho recuperato dopo tanta ansietà.
Ho rivisto quel mio tesoro che da bambino
ho rinchiuso in un magico angolino.
Era piccolo, invisibile,
quando un pizzico di sabbia,
quello che non si scorge in questa realtà.
Era tutto ciò che mi serviva
per ricostruire,
ritrovare finalmente
in quel granello,
la mia infantile,
perduta
felicità.
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