L'albicocco e la notte
di un’antilope africana appena nata,
sta l’albicocco coi rosei petali
sotto la luna grande e gialla.
Ha in sé tutti i canti dei suoi avi
del giorno turchese e di smeraldo:
il brusio dell’ape innamorata,
i gorgheggi del merlo intraprendente,
il richiamo del rigattiere mattiniero,
i giochi con la trottola dei bimbi.
Sta l’albicocco col suo compagno di marzo,
il possente ciliegio selvatico dalla neve bianca,
sotto la luna piena e iridescente
sognando il vociare delle marmellate estive.
Mentre i bambini s’isolano ora davanti alla play station,
masserizie ancora nuove si buttano nelle discariche,
il merlo si è spostato alla montagna,
l’ape si gode l’ora d’aria addomesticata,
l’albicocco e il ciliegio sparpagliano petali
tra le costellazioni della luna piena e gialla
laddove le precoci giunchiglie s’addormentano
stremate di riverbero al ciglio della sera.
Una lacrima di rugiada raccoglie fra gli stami,
nell’inesistenza impudente delle foglie,
lo spleen di cotanta pura nostalgia
dinanzi alla bellezza della notte
senza veli e senza inganni
prima delle gelate oltre l’equinozio
quando la fretta di rifiorire
sarà ricompensata dall’oltraggio.
(L'immagine allegata è dell'autrice, "Primavera in collina", olio su cartone telato).
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