IN QUESTA GUERRA
marzo dopo le due del mattino,
si è riempita la stazione ferroviaria
di Milano; di napoletani, calabresi e
siciliani; che fuggivano presi delle
tante paure, trascinando valige
con le loro mani.
Il divario tra
nord e sud si allargava ogni
giorno, i dati su quelle infezioni
salivano al nord con lo spavento;
la pandemia fa emergere un'Italia
sepolta, in quella sua dignità è
distrutta!
In prima linea per
questa guerra, medici e infermieri
come dei soldati sono e sono stati
nell'ubbidienza; quella tanta carenza
d'organico, non solo i medici sono
stati messi con i turni all'ingiusto
massacro.
Con quei pochi e
bravi anestesisti e non parliamo
dei sacrificati ... rianimatori, sembra
che si allontana questo bruttissimo
temporale; i conti si faranno sempre
alla fine, per quella inadeguatezza
delle strutture.
Nella retorica di
questa guerra, che nessuno si
meraviglia; la paura del contagio,
alla democrazia ha tolto lo spazio;
una regressione collettiva, in quelle
cessioni di nuove speranze di chi
cercava o lavorava prima.
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Sapiente e veritiera deduzione finale.
Complimenti.