IN QUESTA GUERRA
marzo dopo le due del mattino,
si è riempita la stazione ferroviaria
di Milano; di napoletani, calabresi e
siciliani; che fuggivano presi delle
tante paure, trascinando valige
con le loro mani.
Il divario tra 
nord e sud si allargava ogni 
giorno, i dati su quelle infezioni 
salivano al nord con lo spavento; 
la pandemia fa emergere un'Italia 
sepolta, in quella sua dignità è 
distrutta! 
In prima linea per 
questa guerra, medici e infermieri
come dei soldati sono e sono stati 
nell'ubbidienza; quella tanta carenza 
d'organico,  non  solo  i medici sono
stati messi con i turni all'ingiusto 
massacro.  
Con quei pochi e 
bravi anestesisti e non parliamo 
dei sacrificati ... rianimatori, sembra 
che si allontana questo bruttissimo 
temporale; i conti si faranno sempre 
alla fine, per quella inadeguatezza 
delle strutture. 
Nella retorica di 
questa guerra, che nessuno si 
meraviglia; la paura del contagio, 
alla  democrazia  ha tolto lo spazio; 
una regressione collettiva, in quelle 
cessioni di nuove speranze di chi 
cercava o lavorava prima.
Poesia scritta il 11/07/2020 - 12:40Voto:  |  su 1 votanti  | 
	

Francesco Cau 2  
 12/07/2020 - 07:45 
Alberto Berrone  
 12/07/2020 - 00:29 
Teresa Peluso  
 11/07/2020 - 15:42 Sapiente e veritiera deduzione finale.
Complimenti.
  
Ernesto D’Onise  
 11/07/2020 - 14:19 
                        



