Plagio di candele scambiate per stelle,
di ceri accesi come buchi neri,
lei che non riusciva a capire come si potesse
osservare l'infinito astratto in quell'equilibrio rarefatto di sguardo e luce.
Aprì d'improvviso gli occhi che teneva chiusi,
per immaginare un mondo diverso,
ma vide soltanto la sua fine.
Lui stava sorridendo mostrandole il cielo,
retaggio assiro della cometa di Halley che solcava il firmamento antico.
Nei silenzi infiniti solo parole accorate,
voce atona che incide il nulla
a sovrastare un tempo sospeso
che dipinge l'attimo e l'eternità.
Soltanto lui riusciva a vedere l'infinito,
e l'infinito era Lei, davanti al suo sguardo,
nel tempo dove l'amore riveste stagioni malinconiche
e diffonde un profumo di castagne,
tra strade di sale coperte di fanghiglia.
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