La casa di Elio Vittorini
e di cenere -a ridosso del lungomare,
del suo mondano clamore-
una piccola casa rosa, silenziosa
dai liberty balconcini,
ove campeggia di civica gratitudine
una targa. "Qui nacque lo scrittore
assertore di libertà Elio Vittorini..."
Pare, la casa, un tenero stralcio
di "piccola Sicilia ammonticchiata..."
Chissà quali furono le prime parole
di Vittorini bambino? Mamma, sole,
treno...? E al pallone più di un calcio
l'avrà dato con gli amichetti
nelle stradine antistanti?
O era uno di quei bambini
che leggeva e leggeva in solitudine
cose sempre più importanti
nelle stanzette ai balconcini affacciate
tra ombre e odori di vicoli stretti?
E le parole amore, libertà, felicità
come le avrà qui maturate
in questa piccola casa rosa, silenziosa
che pulsa ancora di vita e verità
fra case di cenere e salsedine?
"Io penso che sia molta umiltà essere scrittore. Lo vedo come fu mio padre che era maniscalco e scriveva tragedie, e non considerava il suo scrivere tragedie di più del suo ferrare cavalli." Elio Vittorini, "Diario in pubblico", 1946.

Voto: | su 0 votanti |
Nessun commento è presente