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Il concepimento (la luce della cultura)

Mi vidi fluido
d'amor rovente,
seme di anima nascente,
già cellula vivente,
pronto a germogliar
nel tiepido calor
del grembo materno.
Sin dal concepimento
mi riconobbi soggetto pigro,
già tanto strano che,
disdegnando gli affanni vitali,
da prodotto di amore amava
crogiolarsi nel caldo tepore
di quel letto naturale
a lui tanto congeniale
sotto il prediletto tetto materno
e non gli andava venir alla luce.


Fui preso allora a forza
con un forcipe in fronte
e la mia vita ebbe inizio
con mia madre gemente
per un parto distocico
tra doglie lancinanti!
Venni così alla luce
tra vere urla strazianti
ed anche il mio vagito
fu un urlo assordante
davvero impressionante.
Ancora oggi, con la mia
sofferta esistenza,
pago il fio del dolore natio
per le traversie di una primipara,
donna piacente di difficile gusto
a cui nessuno andava giusto.


Ripiegò su quel sant'uomo
di mio padre ma poi,
da vera mamma ingrata,
da sola si scatenò una malattia
allo scopo di turbarmi l'adolescenza,
negarmi la giovinezza, rovinarmi
la vita e dannarmi l'esistenza
alla mercé della sua mente insana,
obnubilata dall'amarezza
di un fegato intossicato
per la mia resistenza a venir alla luce.


Adesso da lassù è infin rinsavita
e, per ripagarmi le terrene pene
e addolcirmi finalmente la vita,
mi ha mandato in soccorso
una Musa che ancor più mi ha confuso.
Son passato così dal coma epatico
all'estasi contemplativa
o visione estatica e sono, pertanto,
vittima dell'ennesima mania...
il destino con le donne mi fu
sempre fatale per non dir letale
con l'ardore dell'amore esitato
nell'arsura di una sterile scrittura.




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Poesia scritta il 14/11/2020 - 11:13
Da Francesco Andrea Maiello
Letta n.632 volte.
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