Spande dalla finestra un dolce suono di violino
che s’insinua tra i grappoli cui regala tracce di sé.
Seduto sulla panca di rovere, scrivo
mentre il cane, addormentato all’ombra, lascia la coda al sole.
Il prato termina sul ciglio di ligustro,
oltre si apre la valle con il suo fiume
e la casa di pietre affastellate fa da schermo al monte.
che s’insinua tra i grappoli cui regala tracce di sé.
Seduto sulla panca di rovere, scrivo
mentre il cane, addormentato all’ombra, lascia la coda al sole.
Il prato termina sul ciglio di ligustro,
oltre si apre la valle con il suo fiume
e la casa di pietre affastellate fa da schermo al monte.
Guardo il ciliegio che ho piantato con mio padre,
è vecchio anche lui e protende la sua ombra verso di me
come a invocare ricordi e io sono sereno
al gocciolio della fontana, al frinir delle cicale
e con la brocca imperlata d’acqua del pozzo.
E scrivo a te raccontando, come un ragazzo,
le mie ansie e i miei sogni mentre la coda del cane
batte il tempo dei miei pensieri.
Vengo qui meno di quanto avrei bisogno
per chiudere quel cerchio in cui tu sei assente,
ma in questo spazio solo mio riesco a parlarti
ancora, come se tu stessi per uscire
dall’arco della porta, con un fiore tra i capelli.
Poesia scritta il 04/11/2021 - 19:22
Da Eriot Toire
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Voto: | su 2 votanti |
Commenti
Grazie Maria Luisa!
Eriot Toire 05/11/2021 - 13:08
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Dolcissima e accorata lirica che in tutta la sua malinconica descrizione fa stringere il cuore di chi legge.
Complimenti
Complimenti
Maria Luisa Bandiera 05/11/2021 - 09:15
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