Dopo la pigra pioggia ,
ed il vento che ha munto le vaganti nubi ,
di lungi s' ode un leggero brontolio,che ancor romba per la celeste volta sonnolenta.
Cadon dai tetti ,dalle fronde l' ultime gocce nella silente nebbia che tutto soverchia.
Ma ,da un lato all'altro sorge l 'arcobaleno
fende come lama , ll ciel che lo brama.
Un tripudio di colori di luce che spinge ,fa dimenticar le dolenti ore
Sui campi ancor matidi di pioggia, sui bei pascoli nascosti dalla bruma, torna la luce.
Un belar s' ode nel muta pastura ove nei vecchi cascinali s 'eran riparati gli armenti per il fortunale.
Torna a gracidar la rannocchia e chiocciar le pennute con rinnovata voce .
Il pio bove alza il muso dal duro giogo a rimirar il bel fascio che unisce il l' immenso cilestrino ,frutto del primo amor divino, con madre terra ,il suo bel fiore
Figlio del cielo come il sol con sue sorelle,
tutti furon fatto per mano di uno l' altissimo bon SIgnore.
Come giocano festosi s 'uniscon e l 'un con l'altro fan treccia i colori ,rivive allor la morta etra,vedova dei bei soffi di primavera ,delle giornate di cantilena ,dei novelli stormi .
Nella brughiera corron felici i fanciullini a riveder il ciel sereno e suo guardiano
l'irideo ponte che rischiara con mano certa la volta, vigila che non sia più ferita dalla pioggia , ma dal garbino che riscaldar la possa .
Sui corsi dei fiumi , tra i monti, valli ,villaggi
l'arco spande il suo potere figlio trai due limiti.
Quinci cone nacque così dispare,
si scioglie nel sereno , riparte il giorno
con buon vento .
Zufola allegro il pastorello ,ritorna
raduna la sua torma.
Di gia' rosseggia il tramonto ,
spegne le ultime luci ,
e tutto tace
CORRADO CIOCI
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Complimenti per la gradevole descrizione.