Torero
Fra le urla della folla
con movenze da tanghero
Argentino.
Lui si chiama Manolete,
fa notare la sua presenza
col costume di rosso colorato.
Gli spalti gremiti,
tanti fan e amici,
un sacerdote benedicente
tra gli applausi della gente.
E col drappo rosso e la spada,
sarà famoso comunque vada,
perché un furioso toro nero e grosso
farà con lui un grande sforzo.
Lui, amato dalle folle,
non si cura del bel molle,
del degheio delle trombe.
L'arena è la sua terra,
ma non sa se tornerà a casa.
Alle cinque della sera,
in ginocchio bacia la terra
per una preghiera,
perché questa è la sua guerra.
Poi inizia la sfida,
questa sì che è corrida.
La bella negli spalti
gli manda fiori e baci.
Poi alza la spada verso il cielo,
poi la punta verso il toro,
aspetta la sua ultima carica
e sferra il suo colpo mortale,
confinando l'estoque nel dorso dell'animale,
puntando dritto al cuore.
Poi, alla fine, il toro è morto.
Tutti gli saltano addosso,
complimentandosi.
La Spagna farà festa per il bravo Manolete.
E per una rima scritta da me in fretta,
qui finisce anche la festa.
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Io però non amo le corride: sono diventata vegetariana per amore degli animali tutti e ritengo le corride una vera babarie.
Naturalmente mia opinione personale.