RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
||
Lista Racconti |
J. L. B. J. L. B. sta rigidamente seduto su una poltrona nella vasta terrazza di un hotel a Palermo.
Ha il rugoso volto rivolto al cielo che i suoi occhi non vedono. Sente però la leggera brezza primaverile accarezzargli le vecchie membra. E' solo, la terrazza a quell'ora del pomeriggio è deserta. Stringe con entrambe le mani il bastone da passeggio. Sa che il suo tempo è quasi compiuto. Ha chiesto di essere lasciato qualche ninuto in solitudine, ed è consapevole che, a una certa distanza, qualcuno, forse del personale dell'hotel, o qualche curioso, lo sta osservando. Percepisce degli odori e dei rumori in lontananza, da quando non vede più che vaghe ombre, è attento a queste cose. Sente qualcuno avvicinarsi. Riconosce i passi di M. K.,la giovane donna che da anni lo assiste e lo accudisce. Fra qualche giorno la sposerà. M. K. siede accanto a lui. Gli comunica che è arrivata la giornalista che deve intervistarlo. J. L. B. annuisce, ma dice che si sta bene lì fuori in quella tiepida brezza:... (continua) ![]() ![]() ![]()
L amore paterno È solo una bambina, non sa cosa dire.
Il loro “solo” diventerà un’arma tagliante, un’arma pericolosa predisposta al cataclisma. Predisposta ad un disastro che porterà alla devastazione la vita della bambina e di chi essa stessa sceglierà. Magari, sarà solo una storia fantasiosa dove il piacere si mescolerà con il dolore, la tristezza con l'estasi, il desiderio con la paura come fosse si trattasse di un cocktail esplosivo nel quale avverrà una specie di appagamento perverso legato ad una profonda fame. Giungerà la vera pace dei sensi ma solo dopo aver dichiarato la grande guerra. Questi sensi mescolati amabilmente opposti tra di loro mi perseguitano come l'ombra. Guardo nei suoi occhi e tremo, nella sua voce scorre il fiume di un'emozione forte. Pende dalle mie labbra vaghi nel buio delle mie risposte che non gli do ed in quel stesso frangente metto a nudo la mia anima innocentemente sporca. Non riesco neppure tenergli lo sguardo e le mie mani si attorciglino. Il nostro incontro si... (continua) ![]() ![]() ![]()
L'albatro di Nietzsche Il trentaquattrenne studiava attentamente lo sguardo della madre e del nipote, mentre un impeto di rabbia e di follia si faceva largo tra le pieghe della sua anima stordita. D'un tratto il volto si fece pallido, lo sguardo allucinato, gli occhi fissi sul ritratto di Manzoni appeso alla parete che lo guardava con aria minacciosa. La misura era colma. E fu in quel momento che, scosso da un tremito improvviso, decise di parlare, urlare al mondo la sua verità, la miserabile condizione del suo spirito. Del mondo stavano davanti a lui due perfetti esemplari, due parenti preoccupati del suo stato, stolti mortali senza intelligenza alcuna. "Voi non capite" disse con un filo di voce l'uomo , "voi non capite". Lo sconforto gli rodeva il cuore. "Nessuno capisce!" urlò infine in preda alla collera e alla disperazione. La povera madre tentava invano di calmarlo, ma apparteneva ad un altro universo, col quale aveva interrotto qualsiasi tipo di comunicazione e al quale o... (continua)
![]() ![]() ![]()
L'altalena L’altalena
Dal traghetto ormai prossimo all’approdo, osservava la scia spumosa e respirava a pieni polmoni; gli odori e l’aria salata che gli erano rimasti dentro lo risvegliavano, incancellabili; il vento teso si portava via il fumo del sigaro ma non i pensieri che si accavallavano in un vortice di timori ed incertezze. Tornava per la prima volta nella sua isola, a quella che sino ai 18 anni era stata la sua casa. La casa che aveva abbandonato senza lasciare tracce, per fuggire da colui che gli aveva strappato l’innocenza e la fiducia nel prossimo. Lontano si era costruito la sua vita, ora aveva Teresa e tre figli. Una volta sbarcato aveva preso l’autobus di linea, ed aveva chiesto all’autista di fermare alla contrada Sprigu*. Sceso, superate le prime vecchie case con intonaci scrostati ed affiancate da qualche nuova villetta, aveva preso il sentiero che riconobbe nonostante si fosse ristretto, spesso interrotto da nuovi arbusti e si era inoltrato nella macchia. Il cielo era bas... (continua) ![]() ![]() ![]()
L'amore breve Si erano conosciuti una mattina di maggio in un mercatino dell'usato, due frasi buttate lì, un paio di battute, nulla di più.
Sembrava essere finita lì tra Mauro e Lisa, invece il destino aveva disposto diversamente. Una mattina Lisa andò al bar vicino a casa della nonna e lì incontrò Mauro, che da poco lavorava proprio in quel bar. I due iniziarono ad uscire insieme e in breve nacque una forte complicità che Mauro chiamava amore. Il legame tra i due divenne sempre più forte. Una mattina Mauro accusò degli strani malesseri, pensava che non fosse nulla di ché, vista la stagione pensava ad un malanno tipico del cattivo tempo. Passarono i giorni ma il malessere non passava. La madre di Mauro, preoccupata, convinse un riluttante figlio, che cercava di sminuire il problema, ad andare dal medico di famiglia. Questi consigliò tutta una serie di esami. A Mauro sembrò esagerato l'approccio del suo medico al suo stato di salute. Quello che venne fuori dagli esami era peggio di quanto s... (continua) ![]() ![]() ![]()
L'intervista "Ad essere sincero ciò che sto per dirti è la verità a cui credo di più su quel che mi è successo."
Gambe incrociate, adese, che tradivano una leggera femminilità non celata ma anzi orgogliosa di fare capolino su quel corpo e quel portamento da uomo elegante. Il suo braccio sinistro, chiuso, aderiva al ventre con la mano che andava a nascondersi sotto la piega della camicia celeste sul fianco destro. La schiena curva in avanti e la mano destra, che a tratti sosteneva la testa, fumava tra le dita uno spinello. Amava rollarlo con poca erba e poco tabacco. Sottile, un po' come il vento in cui spesso si immedesimava quando voleva placare le ansie. "Mi sono rotto" Gli occhi divennero vacui tanto che un osservatore attento avrebbe potuto vedere dentro quell'enorme vuoto tutto il suo passato e capirlo senza ascoltare una parola. Traspariva dall'umore vitreo il pensiero che si raddensava lentamente fino a diventare realtà ancora prima delle parole. "Sono andato in... (continua) ![]() ![]() ![]()
L'odore dell'uomo e il Lupo Il vento del nord sta esaurendo la sua forza e si rompe in vortici e mulinelli sul fianco della montagna, fin sulla cima imbiancata, dove strappa sottili granelli di neve gelata che proietta, come la coda bianca di una cometa, verso l’argenteo disco della luna.
La piramide del Monte Velino, con il suo cappuccio bianco, sembra un vulcano sonnacchioso e tranquillo. Come un gigante buono, protegge la valle dai refluii freddi venuti da lontano. Si dice che dalla cima di questa montagna, nei giorni particolarmente sereni, e possibile ammirare sia il Tirreno, sia l’Adriatico. Alle sue pendici, il vecchio lupo avanza allo scoperto, fra steli d’erba secca, diretto verso la fitta faggeta che veste i fianchi di una stretta valle, che fa da cornice all’imponente montagna. ![]() ![]() ![]()
L'OMBRA DEL PASSATO L’OMBRA DEL PASSATO
![]() ![]() ![]()
L'ubriaco di rabbia Stringeva il volante, lo stringeva così forte da riuscire a torcerlo con le mani negli spostamenti del polso, mentre seguiva le linee bianche che sempre più velocemente scorrevano sotto le ruote, curva dopo curva, marcia dopo marcia, non vedeva nemmeno più la strada, stava guidando nella sua anima, ed era sempre più rabbioso. Accelerava sulle sconfitte, sgommando su chi lo aveva deluso, ubriaco di un cupo e tetro dolore che gli annebbiava la mente.
Una voce gli sussurrava alle orecchie: -Rallenta, Rallenta che ci ammazziamo così- Ma lui non sentiva, o non ascoltava, sentiva soltanto l'eco del rumore delle porte che gli erano state sbattute in faccia, vedeva solo la sporcizia che aveva lasciato chi, dopo averlo attraversato, aveva abbandonato dentro di lui. ![]() ![]() ![]()
L'ultimo ballo «Sei ebrea?»
Angela non rispose e rimase a fissare un punto indefinito del pavimento di una piccola casa composta da una stanza malmessa e poco arredata che fungeva da rifugio. Uno strano silenzio regnò incontrastato per alcuni istanti che fu poi spezzato dal fracasso di un bombardamento in lontananza. Horst Kleine, capitano delle SS, e la giovane infermiera erano i soli sopravvissuti del settimo battaglione, spazzato via dalle forze alleate. L'ufficiale prese un profondo respiro ed estrasse la Luger dalla fondina. «Immagino che tu sia riuscita a nascondere le tue origini grazie a qualche scappatoia.» Angela trasalì, indietreggiando d'istinto. «Kommandant, non occorre, tanto siamo entrambi spacciati.» Horst sorrise e appoggiò la pistola sul tavolo in legno massello, accanto a del pane raffermo e a una brocca piena d'acqua con due bicchieri. «Desideravo alleggerirmi da questa inutile ferraglia. In verità non ho mai ucciso nessuno, la divisa che indosso è dovuta alla costrizione d... (continua) ![]() ![]() ![]()
|
||||||||||||||||||||||||||||||||