RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Lista Racconti |
Un amore diverso Pensavo di conoscermi bene, difficilmente mi lascio coinvolgere da situazioni che vanno contro la legge. Un giorno finita una visita in ospedale sbagliai uscita, mi trovai in un corridoio: sentivo come dei lamenti, soffocati…
Non capivo cosa fosse, continuai a seguire quei lamenti finché mi trovai difronte a una stanza enorme. I lamenti erano di bimbi, mi avvicinai alla porta, mi guardai intorno e non cera nessuno: mentre aprivo la porta sentivo, vedevo la sofferenza, la scena era straziante, entrai dentro e quel lamento che non capivo… era quel che restava di un pianto di aiuto. Bambini che non avevano più lacrime, tanto meno il fiato per gridare. Ho preso in braccio un bambino quello che mi sembrava il più disperato… quello che non aveva più lacrime… i suoi occhi mi chiedevano Amore affetto… con un filo di voce chiamava la mamma mi guardava fisso negli occhi… dentro di me era come un vulcano in piena, le lacrime mi scendevano come fosse un Torrente in piena… è più mi guardava… più... (continua) ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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UN ANNO ANCORA Stamattina conto i passi, li centellino: quelli che mi conducono per l’ultima volta al portone d’ingresso, prima delle sospirate vacanze estive.
Fuori c’è un caldo infernale ed è piacevole ripararsi nell’antico palazzo: salgo la breve scalinata, percorro il corridoio appena lavato, che sa di fresco. Mi fermo prima di entrare in quella che è una delle stanze più grandi ed ariose dell’edificio, dove i pc sono ancora in funzione e la lunga scrivania, sgombra di libri, giace oramai solitaria. Entro in sala insegnanti e, guardandomi intorno come fosse la prima volta, mi rendo conto che un anno ancora è passato. Un anno pieno di lavoro, di sacrifici, di emozioni, un anno pieno di voi, ragazzi. A settembre le solite chiacchiere tra colleghi: “Chissà le classi quest’anno… Ah, tu sei in quella, buona fortuna, ne avrai bisogno!”, che già ti viene l’ansia e non hai neanche cominciato. Poi, al suono della prima campanella, metto piede in aula e faccio la vostra conoscenza; catapultata sul palc... (continua) ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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Un bel ricordo Penso sempre quella estesa brughiera circondata da un castagneto e un vecchio casolare. Eravamo molto giovani,
nessuno di noi ancora aveva raggiunto la maggiore età di quell'epoca. Eravamo gagliardi, passavamo quasi sempre le domeniche insieme, ragazze e ragazzi, raccoglievamo le castagne nel loro periodo. Ricordo con un po' di pudore che alcune volte entravamo in quel vecchio casolare e qualche volta uscivamo pentiti del fatto e magari facevamo una lacrimetta. Tutti ricordi che oggi frullano nella mia mente come sogni di una gioventù, bella con i suoi anni verdi e che non tornerà mai piu.... (continua) ![]() ![]() ![]()
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Un inverno alla volta Sta per iniziare un altro inverno. Un inverno che si prospetta freddo fuori e dentro. Fuori ti copri e passa tutto, ma dentro non è così facile. Non c'è un abbraccio a scaldare le spalle, non c'è un sorriso a placare la malinconia. Ci sono solo stanze vuote, piene di ricordi, molto impolverati. Un inverno da fare tutto d'un fiato, senza dare ascolto all'eco del vuoto che mi accompagna, senza perdersi in banalità, senza abbassare la testa. Da piccolo i miei gesti di smisurato altruismo mi diedero la fama di buono, dopo i 30 anni quella di fesso. Ed ora conto i cocci di tutto quello che nella mia vita si è rotto e tutte le persone che con me hanno solo giocato, giocato a farmi male. E come durante un trasloco metto tutto dentro una scatola, nel fondo di quello che sono, a prendere polvere, a cercare di dimenticare. Lascio fuori quel poco che ho, una penna, un foglio di carta, una foto e il calore di chi mi vuole davvero bene, di chi c'è nonostante tutto. E riparto da me, da quello che s... (continua)
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Un minuto Quando dalla radio arrivò la notizia della morte di Fabrizio De Andrè, fu come perdere un parente. Due anni prima avevo visto con mia moglie un concerto al teatro La Gran Guardia a Livorno e qualche anno prima con mio fratello a Pisa in piazza dei Cavalieri, davanti a Cosimo dei Medici.
La prima volta mi colpì con la canzone “Verranno a chiederti del nostro amore”. “Continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai”. Sembrava dicesse a me. Il giorno dei funerali, con una collega d’ufficio, ci accordammo per un minuto di raccoglimento. “E’ l’ora” – le dissi, e staccammo lo sguardo dal computer in silenzio. Fu un momento intenso e commovente.... (continua) ![]() ![]() ![]()
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