RACCONTI

     
 

In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento.

Buona lettura

 
     



Lista Racconti

     
 




Opera non ancora approvata!

01/01/1970 - 01:00
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La caduta


Che sollazzo, che goduria
sono andato su in Manciuria
con i guanti sulle mani e
un disco degli Intillimani

c'era un tizio, foto in man
di suo nonno Gengis Kan
mi ha mostrato il suo cavallo
ma che bello !
un vero sballo

son salito sulla groppa
poi un bel giro nella steppa
la mia foga è stata troppa
son caduto, ohi ohi, la peppa

sono andato in ospedale
con un polso messo male
la frattura del perone
ed un bozzo sul tallone

mi han dimesso dopo un mese
con un gesso e un po' di spese
era meglio, che cretino
... far sei giorni sul Cervino... (continua)


Ferruccio Frontini 28/02/2022 - 06:54
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LA CASA DEGLI SPECCHI


<< Lei non ci crede, ma vedrà vedrà! Ah, se se vedrà!>> urlò il vecchio alla sua schiena, ma lui era già lontano. Certo che non ci credeva, lui credeva solo a quello che vedeva, certe stupide credenze le lasciava alle donnette di paese! Aveva scelto quella casa perché era isolata e grande e poi perché gli piacevano le case antiche, le superstizioni le lasciava volentieri agli altri. Salì in macchina e partì, era ora di andare a vedere la sua nuova casa.
Effettivamente era isolata e questo giocava a suo favore, non aveva voglia di vedere nessuno, aveva scelto quel luogo non certo per fare vita sociale, ma proprio per poter raccogliere i cocci della sua vita. L'edifizio era in mattoni e una veranda gli correva tutt'intorno. C'era anche un portico. Sì, gli piaceva. Era ciò che cercava, prese le valige e le portò dentro, anche l'interno era bello, i mobili erano quelli originali. Andò in cucina e si versò un po' d'acqua era l'ora di prendere le sue pillole. Ma come era success... (continua)

Marirosa Tomaselli 08/09/2015 - 12:07
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La casa di Elisabeth


Capitolo I Monroe

Un velo notturno appariva all'orizzonte delineando indefinite ombre che scolpivano i tetti
creando un unico colore con il verde brunito delle colline.
Qualche casa guardava l'oceano sfogare il suo cupo impeto sulle scogliere e il panorama andava a degradare gradualmente ai margini d'una baia che era un porto naturale per molte imbarcazioni.
Quelle costruzioni davano l'impressione d'essere poste a guardia di remoti pericoli provenienti dal mare e il faro, arrampicato sulla punta del promontorio, illuminava le tempestose serate come ultimo baluardo delle terre abitate messo lì da una mano divina.
Spesso il vento del nord spirava così forte da sospingere fin sulla strada, che costeggiava il dirupo, alti spruzzi di spuma bianca con maestosi salti sul mare agitato.
Un poeta avrebbe definito quel paesaggio come una rara panacea per la propria scrittura.

«Aria fresca della sera che l'anima inviti a rimaner chiusa in se stessa,
in attesa di calde giornate che mai... (continua)


Jean Charles G. 17/05/2022 - 19:56
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La casa di Elisabeth ultimi capitoli


Cap. X Si torna a casa

Elisabeth, immersa nei ricordi, non aveva visto i primi cenni del crepuscolo e quella aria scura di colpo l’aveva riportata nell’incertezza più totale.

La sera mostrava le sue prime ombre e la confusione aumentava nella testa.

«Mi dicesti, padre di cercare il mare ma di non seguirlo, perché?
E qual è mai la ragione o la follia che s’è impadronita di me e sto forse sognando e il tuo libro m’ha resa prigioniera per sempre. Vorrei svegliarmi da quest’incubo ma non so come fare, cosa posso fare
padre?
Sì, torno a casa, sì, farò proprio così»

Percorse la strada che separava la cittadina dal porto senza badare o pensare a nulla, il desiderio era solo quello di rientrare in casa, magari quel sogno angosciante sarebbe terminato.
Una fioca e giallognola luce s'intravedeva dalle finestre….
Il timore la fece avvicinare con “discrezione” alla porta.
Sulla porta un’incisione: “Mr H. Hamilton”

«Ma questa è la mia casa? O mio Dio perché?»

Non sembrava... (continua)


Jean Charles G. 23/05/2022 - 09:32
commenti 8 - Numero letture:342

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La casa disabitata


Quella che ormai era ridotta ad un rudere a metà degli anni ’30 era ancora una casa bellissima costruita proprio dove iniziava il bosco e sovrastata da un’alta rupe di arenaria, tappezzata da cespugli di ginestre che a stento riuscivano a nascondere la prua del vascello di suo padre, arenatosi lì quasi un secolo prima. Quella casa non aveva più abitanti al suo interno, non apparteneva più a nessuno perché era di Sabitata.
La donna morì quando aveva 43 anni, anche se alcuni di essi, quando usciva, li lasciava sempre in casa perché non ce la faceva a infilarli tutti nello zaino. Fu proprio quello zaino, un giorno di primavera durante una spensierata passeggiata nel bosco, a causare l’incidente facendole perdere l’equilibrio e precipitare in fondo ad una scarpata.
Il suo corpo ormai senza vita fu estratto da quell’agglomerato di suole, tacchi e tomaie solo alcuni giorni più tardi. Il ciabattino del paese, il primo a trovarla, non riuscì mai spiegarsi come avesse potuto finire laggiù, s... (continua)

Bruno Frullani 23/03/2017 - 18:38
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La Compieta


Leonetto Sarcini e la sua famiglia si chiudevano in casa alle sei del pomeriggio, dopo il ritorno del genero dal lavoro.
Mezzora dopo si mettevano a tavola per la cena, consistente in caffellatte e fette Wamar da inzupparci, poi poco altro che non fosse la TV dei primi anni ottanta.
Marito, moglie, figlia e genero; l’ora della chiusura dell’appartamento era la “Compieta”.
Dopo le sette del pomeriggio, suonare alla porta, comportava una procedura di apertura di mandate, chiavistelli e spranghe che inibivano chiunque pensasse di osare farlo.

Capitò che una sera di pasqua la terra tremasse. Una bella scossa forte subito dopo l’ora di cena. Per gli altri, perché per la famiglia Sarcini era notte inoltrata.
Dal palazzo di tre piani ci fu un fuggi fuggi giù per le scale e verso lo spartitraffico della strada di fronte, ritenuto luogo sicuro perché distante dai palazzi.
Ogni inquilino era uscito alla rinfusa. Tutti si erano portati le chiavi di casa e della macchina, in prevision... (continua)


Glauco Ballantini 13/05/2016 - 12:15
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Opera non ancora approvata!

01/01/1970 - 01:00
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01/01/1970 - 01:00
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01/01/1970 - 01:00
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