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LETTERA A MIA FIGLIA VEGA

Mia piccola Vega,
hai già compiuto dieci anni e mi sembra giusto che tu cominci a conoscere qualche regola di buona creanza per poter vivere civilmente con i tuoi simili e per essere considerata, come si dice, una brava ragazza.
Durante questi dieci anni hai avuto più contatti con l’ambiente in cui vivi; ma fino ad oggi non ti avevo spiegato cos’è l’educazione, che non è una disciplina da imparare, ma un sentimento. Un sentimento che si fonda sul rispetto della personalità degli altri, mentre dallo stesso rispetto l’uomo ne trae dignità.
Il concetto, forse, potrebbe esserti poco chiaro ed allora ti dico di non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te. In presenza di altri fai in modo che il tuo comportamento sia quello stesso che tu vorresti fosse assunto dagli altri davanti a te ed, infine, quando sei sola, pensa di comportarti allo stesso modo come se fossi in presenza di altri.
Se sentirai forte questi sensi, alla vita e alla società avrai reso un gran servigio.
Ricordati che tu potrai essere istruita, ma non molto educata. L’istruzione sollecita, comunque, l’educazione, ma le stesse sono indipendenti. Oggi vi sono molte persone istruite o intese come tali, ma il loro alto grado di cultura non sempre è in simbiosi con l’educazione.
Ovunque, nel mondo, l’uomo studia e tende sempre ad arricchire la sua mente, usando libri o mezzi di diversa sorta, però l’obiettivo è uno: l’istruzione. Così in ogni parte del mondo vi sono abitudini diverse e particolari modi di vivere, però ogni popolo tende al vivere civile, quindi all’educazione. Oggi vi sono tanti nuovi ricchi, anche istruiti, ma di educazione non vogliono saperne; anzi, talvolta, per la stessa hanno un gran rigetto. Certamente non hanno senso civico ed è meglio lasciarli nell’ambito, in cui stanno, avendo solo compassione di questa loro carenza.
Adesso, mia piccola Vega, ti darò alcuni consigli: il tuo vestito sia pur rattoppato, ma non sudicio; dopo qualsiasi lavoro o giuoco provvedi a pulirti ed a mettere in ordine le cose e te stessa; durante tutti i tuoi contatti con la gente, parla con moderazione, evitando frasi scurrili o vocaboli triviali o, peggio ancora, imprecazioni; mentre parli, il tuo sia un dialogo bilaterale, improntato sul rispetto delle idee altrui, nonché sulla discrezione; se vuoi vivere e costruire sempre meglio una società civile, agisci con sincerità e con disciplina, rispettando tutti; la cortesia sia il tuo bell’abito, che insieme con la generosità sarà ammirato ed apprezzato anche da chi conosce poche regole di educazione; impara molte lingue, ma non dimenticare mai il tuo dialetto, non tutti hanno la possibilità d’imparare un’altra lingua e forse anche la sola lingua italiana ( sarebbe un vero miracolo se tutti potessimo parlare una sola lingua ).
Mia graziosa figliuola, ti ho detto, forse, molte cose, ma tu potrai dilazionarle nel tempo; se qualche vocabolo ti fosse un po’ ostico, usa il vocabolario, il solo amico del tuo intelletto, ovvero dialoga con me, come fai.
Tuo padre


La lettera è pubblicata nel mio libro - Accenti d'amore e di sdegno - Pellegrini Editore - Cosenza 2004




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Racconto scritto il 18/11/2014 - 13:40
Da Gino Ragusa Di Romano
Letta n.1398 volte.
Voto:
su 9 votanti


Commenti


Dolcissima, tenera e saggia lettera!!

Chiara B. 21/11/2014 - 10:34

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Bellissima lezione d'amore forse se più genitori parlassero con questo garbo ai propri figli avremmo giovani più educati e rispettosi verso se stessi e gli altri. Complimenti piaciuta tantissimo.

Claretta Frau 18/11/2014 - 22:40

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