Reminescenza di una giornata esclusiva - Pagine di un matrimonio
La maggior parte delle coppie preferisce sposarsi nei mesi primaverili o estivi, noi volevamo uscire dai cliché e abbiamo scelto un mese rigido, ma non per questo meno affascinante e romantico.
Anche il tempo quella mattina, si era organizzato per rendere tutto splendido! Era una fredda ma assolata mattina di gennaio, l’otto.
Era sabato, il primo dell’anno nuovo, eravamo entrati nel 1972.
Molte le attese per quell’anno sconosciuto, prima fra tutte la mia gioia di vivere, perché era il giorno del mio matrimonio. Giovanissima e raggiante camminavo verso l’altare e verso una nuova vita.
La notte era passata agitata, mi sentivo invadere da un'ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento, come davanti a certe atmosfere torve, e il mattino crampi e dolori addominali.
L’attesa del parrucchiere, del fotografo, del fioraio, della macchina, ogni cosa era amplificata e vissuta al rallenty, come dentro ad una nebbia che tempera i contorni della realtà. Indossare il vestito bianco, candido come la tua purezza, è una felicità travolgente. Il persistente squillare dei telefoni, l’arrivo incessante dei telegrammi augurali, baci e abbracci di tutto il vicinato che vogliono in anteprima vedere la sposa, è un adorabile stress! Ricordo la commozione di mio padre nel baciarmi la fronte, e l’eccitazione della mamma nel ripartire le ultime raccomandazioni.
I parenti e amici tutti, soprattutto quelli che non ci sono più, sono stati gli interpreti principali, di questa incancellabile giornata, nel dimostrare il loro affetto.
Io ero frastornata ma sicura e fiera, al braccio di mio padre, mentre percorrevo la navata della chiesa con il tappeto rosso e i ricchi addobbi floreali. Ero la protagonista, la principessa delle favole. Un’emozione che non si sarebbe mai più verificata! La marcia di Mendelssohn, tutta la gente in chiesa girata a guardarmi e sorridermi, la formula di rito…"Io prendo te...nella buona e nella cattiva sorte..... finché morte non ci separi”, lo scambio degli anelli, il bacio passionale sull’altare al cospetto della Croce, la firma sul registro, i paggetti che disperdevano petali di rosa ai nostri piedi, la pioggia di riso, il taglio della torta nuziale, la distribuzione dei confetti, tutto attimo per attimo avrei ricordato. Ero così coinvolta che il bouquet ricco e romantico, speranza per altre ragazze dopo il lancio, fra le mie mani, rischiò lo stritolamento.
In fondo, vicino all’altare, ritto immobile, visibilmente emozionato, scorgevo il ragazzo che tanto amavo e con il quale, di lì a poco, avrei condiviso tutta la mia vita!
Anche il tempo quella mattina, si era organizzato per rendere tutto splendido! Era una fredda ma assolata mattina di gennaio, l’otto.
Era sabato, il primo dell’anno nuovo, eravamo entrati nel 1972.
Molte le attese per quell’anno sconosciuto, prima fra tutte la mia gioia di vivere, perché era il giorno del mio matrimonio. Giovanissima e raggiante camminavo verso l’altare e verso una nuova vita.
La notte era passata agitata, mi sentivo invadere da un'ansia arcana, da un senso di vertigine e di smarrimento, come davanti a certe atmosfere torve, e il mattino crampi e dolori addominali.
L’attesa del parrucchiere, del fotografo, del fioraio, della macchina, ogni cosa era amplificata e vissuta al rallenty, come dentro ad una nebbia che tempera i contorni della realtà. Indossare il vestito bianco, candido come la tua purezza, è una felicità travolgente. Il persistente squillare dei telefoni, l’arrivo incessante dei telegrammi augurali, baci e abbracci di tutto il vicinato che vogliono in anteprima vedere la sposa, è un adorabile stress! Ricordo la commozione di mio padre nel baciarmi la fronte, e l’eccitazione della mamma nel ripartire le ultime raccomandazioni.
I parenti e amici tutti, soprattutto quelli che non ci sono più, sono stati gli interpreti principali, di questa incancellabile giornata, nel dimostrare il loro affetto.
Io ero frastornata ma sicura e fiera, al braccio di mio padre, mentre percorrevo la navata della chiesa con il tappeto rosso e i ricchi addobbi floreali. Ero la protagonista, la principessa delle favole. Un’emozione che non si sarebbe mai più verificata! La marcia di Mendelssohn, tutta la gente in chiesa girata a guardarmi e sorridermi, la formula di rito…"Io prendo te...nella buona e nella cattiva sorte..... finché morte non ci separi”, lo scambio degli anelli, il bacio passionale sull’altare al cospetto della Croce, la firma sul registro, i paggetti che disperdevano petali di rosa ai nostri piedi, la pioggia di riso, il taglio della torta nuziale, la distribuzione dei confetti, tutto attimo per attimo avrei ricordato. Ero così coinvolta che il bouquet ricco e romantico, speranza per altre ragazze dopo il lancio, fra le mie mani, rischiò lo stritolamento.
In fondo, vicino all’altare, ritto immobile, visibilmente emozionato, scorgevo il ragazzo che tanto amavo e con il quale, di lì a poco, avrei condiviso tutta la mia vita!
Racconto scritto il 08/01/2016 - 06:54
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Commenti
Romantico e delicato, Mi sono emozionata nel leggerlo, Buona giornata e buon anniversario!
Chiara B. 08/01/2016 - 11:14
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