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Il cantico di poccy

Sono nato nel mese della merla , dove il freddo ti entra dentro e ti congela. Sono nato alle 10.10 di mattina, nemmeno a farlo apposta. Non ho ricordi di quei giorni , purtroppo la mia infanzia è trascorsa così veloce che quasi non la ricordo più. Eppure ero diverso dagli altri bambini, mi sentivo diverso e lo ero davvero. Gli altri bambini avevano dei genitori , i loro genitori io no. Per te , mio caro lettore, sarà indifferente e certamente penserai "che importa se erano dei genitori adottivi? Erano sempre dei genitori.".Sì, concordo, ma dentro di me avevo sempre un peso. Come se vi fosse nel cuore un macinio enorme. Più passavano gli anni e più questo peso diveniva enorme e così nell' inverno del 2015, iniziai la ricerca dei miei genitori biologici. Non dico chi fossero e i problemi che portarono alla mia adozione ma fu' una grande gioia e liberazione scoprire la verità. Dopo mesi di dura ricerca tra carte , fascicoli da compilare, pagamenti di bolli da consegnare al tribunale minorile, colloqui e una pazienza infinita ecco che mi chiamarono dicendomi che avevo diritto a guardare il mio fascicolo , il mio atto di nascita. Fu' per me un momento molto sentito ed importante , fortunatamente c' era la mia amata che mi infondeva coraggio e voglia di conoscere.
Senza troppo dilungarmi arrivo al dunque. Tra le carte spicco un nome, Alessia, il bellissimo nome di mia sorella naturale. Finalmente dentro di me , sentivo qualcosa di dolce nascere. Avevo una sorella e non lo sapevo, non l' avevo mai vista ne incontrata e non sapevo nemmeno io cosa fare. Ero certo che con la pazienza avrei sicuramente scelto la strada migliore ma la mia dolcissima ragazza si mise subito d' impegno e la trovammo in breve tempo. Era bellissimo, io che avevo già due fratelli, amavo l'idea di avere una sorella. Si sarebbe creato un legame stupendo e meraviglioso. La prima volta ci vedemmo dove abitava lei con il suo ragazzo, a Brescia. Vivevano in un piccolo appartamento , un po'antico con qualche oggetto appeso sulle pareti, un tavolo in mezzo al soggiorno che faceva anche da cucina, in una casa che non mi pareva molto sicura ma a loro piaceva e io volevo solo conoscere lei. Ogni tanto fumava una sigaretta , a mio parere ne fumava meno quando era con me. Aveva il mio stesso colorito e i lineamenti erano i miei. Mi sembrava di essere in uno specchio di me stesso. Era timida,ogni tanto piangeva, si vedeva che aveva sofferto nel suo passato ed era fuggita da esso. Mi faceva tenerezza , anche per la condizione in cui si trovava. Non è facile scappare da una situazione problematica e riuscire a vivere da soli senza un lavoro. Eppure a lei la sua vita piaceva. Io ero felice di stare li con lei a parlare. Non avevo mai passato del tempo con mia sorella ed ora lo potevo fare per davvero. Dopo tanti viaggi fatti , dopo molti aiuti , anche di tipo economico da parte mia, tutto questo bel sogno finì. Io avevo cercato di spiegare cosa non mi piaceva della sua vita, ci tenevo fosse davvero felice e che sapesse a cosa stava andando incontro. Non volevo farle del male ma volevo donare amore. Sentivo un legame per il quale ci si dice tutto quello che si sente dentro senza paure e problemi. Eppure questo portò ben presto ad un litigio , una discussione enorme, che ruppe il rapporto. Ebbene si, sono mesi che non ricevo messaggi , chiamate , un minimo cenno di un come stai, eppure libero dal peso del conoscere il mio passato , sono qui ad aspettare il suo immenso ritorno. Questo è il mio cantico , da molti chiamato il cantico di poccy.



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Racconto scritto il 20/01/2016 - 22:41
Da Patrick Pelle
Letta n.1158 volte.
Voto:
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Commenti


L'argomento è interessante. E devo dire che la storia viene raccontata con una certa incisività espressiva. Tuttavia andrebbe aggiustata un po' nella struttura e nella forma.

Giuseppe Novellino 21/01/2016 - 19:13

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