Silenzio
Il Silenzio, non è solo assenza di rumori o suoni, ma è anche un mezzo di espressione di emozioni e pensieri.
Il Silenzio è un messaggio.
Gli antichi affermarono che il Silenzio è d’oro e la cosa appare assolutamente condivisibile da coloro che lo considerano come Amico, ma non da coloro che, nonostante tutta la buona volontà, faticano a comprenderne l’effettiva utilità.
Sta alla sensibilità di ognuno riuscire a comprendere cosa possa nascondersi, di fatto, dietro a un Silenzio.
Quando arriva senza farsi annunciare, come il classico fulmine a ciel sereno, va considerato come ospite e come tale, va trattato con le dovute attenzioni e cautele.
Bisogna fare buon viso a cattivo gioco e, col fiato sospeso, dobbiamo lasciarci graffiare o accarezzare a seconda del sentire del momento, perché la sua comparsa ci costringe a riflettere, ad essere più attenti e di conseguenza ad attingere al bagaglio dei ricordi, siano essi gioiosi o meno.
Da dire che, anche quando i ricordi sono gioiosi, il Silenzio può procurare dolore. Quel dolore che sale piano, a mano a mano che il Tempo passa, così da arrivare al punto in cui quel Silenzio ti appare talmente assordante da non poterlo reggere. Come ascoltare un’orchestra mal assortita, con gli archi impazziti che liberano note che stridono.
E te lo devi ascoltare tutto, questo concerto-non concerto. Devi aspettare che l’orchestra si stufi di suonare senza seguire lo spartito, senza che il Maestro possa governarla e nel mentre devi cercare di contenere i danni, cercando di rallentare l’attività frenetica della mente, mai stanca di correre.
Quando il dolore è importante viene naturale e istintivo, tentare di arrestarlo con ogni mezzo, perché vuoi fermamente tornare a sentire come prima. Cerchi disperatamente il modo migliore per raggiungere l’obiettivo. Ma qual è il modo migliore? Ognuno di noi ha la sua tecnica, più o meno collaudata.
Qualcuno cerca di sostituire il Silenzio con una buona lettura, ma il più delle volte succede che le parole lette rimbalzino all’interno del Tempo e dello Spazio e si disperdano nell’etere senza che si riesca ad afferrarle. Scivolano semplicemente via, fluttuando.
Qualcuno cerca di sostituire il Silenzio con della buona musica, ma cercano consapevolmente melodie che esaltano il dolore e così capita che sulle note di brani stile “Schindler’s List”, la riflessione si faccia più intensa e stridente, con conseguente inondazione.
Altri tentano di sostituire il Silenzio facendo cose accantonate da tempo quasi immemorabile, non riuscendo a concludere molto, mancando quasi totalmente della concentrazione necessaria. In meno di due secondi e mezzo si lascia ciò che si sta facendo, facendosi accompagnare da un senso di vuoto particolarmente ingombrante.
A questo punto, sembrerebbe inutile dire che qualunque sia il metodo utilizzato per sostituire il Silenzio, il fattore Tempo risulta essere piuttosto determinante.
E’ il Tempo che comanda Colore e Tonicità del Silenzio e gli si riconosce un buon lavoro solo quando, nell’arco di qualche giorno, i colori sbiadiscono e la consistenza si fa sempre più esigua, così da lasciar finalmente intravedere altre sfaccettature, altri orizzonti, lasciando libero il fluire di nuovi pensieri e nuove emozioni.
mais le silence ne nous abandonnera jamais
Il Silenzio è un messaggio.
Gli antichi affermarono che il Silenzio è d’oro e la cosa appare assolutamente condivisibile da coloro che lo considerano come Amico, ma non da coloro che, nonostante tutta la buona volontà, faticano a comprenderne l’effettiva utilità.
Sta alla sensibilità di ognuno riuscire a comprendere cosa possa nascondersi, di fatto, dietro a un Silenzio.
Quando arriva senza farsi annunciare, come il classico fulmine a ciel sereno, va considerato come ospite e come tale, va trattato con le dovute attenzioni e cautele.
Bisogna fare buon viso a cattivo gioco e, col fiato sospeso, dobbiamo lasciarci graffiare o accarezzare a seconda del sentire del momento, perché la sua comparsa ci costringe a riflettere, ad essere più attenti e di conseguenza ad attingere al bagaglio dei ricordi, siano essi gioiosi o meno.
Da dire che, anche quando i ricordi sono gioiosi, il Silenzio può procurare dolore. Quel dolore che sale piano, a mano a mano che il Tempo passa, così da arrivare al punto in cui quel Silenzio ti appare talmente assordante da non poterlo reggere. Come ascoltare un’orchestra mal assortita, con gli archi impazziti che liberano note che stridono.
E te lo devi ascoltare tutto, questo concerto-non concerto. Devi aspettare che l’orchestra si stufi di suonare senza seguire lo spartito, senza che il Maestro possa governarla e nel mentre devi cercare di contenere i danni, cercando di rallentare l’attività frenetica della mente, mai stanca di correre.
Quando il dolore è importante viene naturale e istintivo, tentare di arrestarlo con ogni mezzo, perché vuoi fermamente tornare a sentire come prima. Cerchi disperatamente il modo migliore per raggiungere l’obiettivo. Ma qual è il modo migliore? Ognuno di noi ha la sua tecnica, più o meno collaudata.
Qualcuno cerca di sostituire il Silenzio con una buona lettura, ma il più delle volte succede che le parole lette rimbalzino all’interno del Tempo e dello Spazio e si disperdano nell’etere senza che si riesca ad afferrarle. Scivolano semplicemente via, fluttuando.
Qualcuno cerca di sostituire il Silenzio con della buona musica, ma cercano consapevolmente melodie che esaltano il dolore e così capita che sulle note di brani stile “Schindler’s List”, la riflessione si faccia più intensa e stridente, con conseguente inondazione.
Altri tentano di sostituire il Silenzio facendo cose accantonate da tempo quasi immemorabile, non riuscendo a concludere molto, mancando quasi totalmente della concentrazione necessaria. In meno di due secondi e mezzo si lascia ciò che si sta facendo, facendosi accompagnare da un senso di vuoto particolarmente ingombrante.
A questo punto, sembrerebbe inutile dire che qualunque sia il metodo utilizzato per sostituire il Silenzio, il fattore Tempo risulta essere piuttosto determinante.
E’ il Tempo che comanda Colore e Tonicità del Silenzio e gli si riconosce un buon lavoro solo quando, nell’arco di qualche giorno, i colori sbiadiscono e la consistenza si fa sempre più esigua, così da lasciar finalmente intravedere altre sfaccettature, altri orizzonti, lasciando libero il fluire di nuovi pensieri e nuove emozioni.
mais le silence ne nous abandonnera jamais
Racconto scritto il 23/05/2016 - 20:59
Da Emma Tanzi
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Commenti
Ma il silenzio può essere anche di inimicizia o di più, quello verso chi pensiamo non meriti più la minima considerazione, verso chi pur esistendo non esiste più per noi. Un saluto
Luciano Bellesso 25/05/2016 - 01:35
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Una buona riflessone sul silenzio, inteso come elemento esistenziale e bene prezioso da rendere denso di valore. Oggi è molto importante meditare sul silenzio, ma anche meditare in silenzio, per meglio orientarsi in questa società del rumore e del caos.
Giuseppe Novellino 24/05/2016 - 18:22
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Espressivamente avallante il silenzio ne la sua scorrevole sequela.
Serena giornata Emma.
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Serena giornata Emma.
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Rocco Michele LETTINI 24/05/2016 - 09:24
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