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Senza terra

In fin dei conti saremo sempre considerati stranieri in una terra che non è la nostra. Non è questione di vestirti come loro, parlare come loro, pensarla come loro, saremo sempre considerati il diverso. Non parlo solo dell'Italia, io mi sento straniera anche nella mia terra, il Marocco. È priorio questo il problema: sono una ragazza senza terra. Eppure sono nata qui, i miei genitori sono in Italia da ormai più di trent'anni, mio papà parla il dialetto meglio di alcuni suoi colleghi, ma non è comunque abbastanza, rimani straniero. È fastidioso lo sguardo di alcune persone nei confronti di mia madre, solo perché porta il velo. Tutti le danno del tu e le parlano usando l'infinito, non sapendo che parla l'italiano in modo impeccabile. Non sanno che è finita in Italia perché cercava una vita migliore di quella che poteva offrirle il Marocco.
Non sanno che legge tanti libri, anzi li divora. Non sanno che un tempo anche lei metteva le gonne e mostrava con fierezza i suoi capelli neri. Al lavoro si meravigliano quando la vedono scrivere in italiano o fare calcoli a mente, nella fabbrica in cui lavora la metà dei suoi colleghi non hanno nemmeno la terza media. Credo che li infastifisca che una marocchina sia più colta di loro. Quando l'anno scorso tornammo dalla vacanza in Croazia i miei erano abbronzatissimi, così i loro colleghi chiesero loro dove fossimo andati e i miei risposero. Un loro collega disse con delusione "Nemmeno io che sono italiano sono andato in vacanza!"
Quando mia mamma me lo raccontò ci rimasi male. Come poteva una persona riuscire a pronunciare una frase così stupida? E questa è una delle tante che i miei si sentono dire al lavoro.
In Francia è un mondo completamente diverso. Li sono già abituati a noi "stranieri". Quest'estate stavamo andando in Marocco, in uno sportello dell'autostrada una volta pagato il ticket la macchina non voleva più partire. Eravamo in Francia. La signora che aspettava il suo turno dietro di noi scese dalla sua vettura con un bellissimo sorriso e con un'espressione cortese ci chiese "Vous avez besoin d'aide? ". Il papà le spiegò la situazione con un francese arrugginito e la signora subito chiamò assistenza. Risolto il problema se ne andò suonandoci il clacson e sventolando la sua mano dal finestrino. Raramente abbiamo la stessa gentilezza qui in Italia. Ma nonostante tutto questo io amo questa terra, è ormai casa mia. Se un giorno mi dicessero di tornare al mio paese io risponderei che ci sono già.



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Racconto scritto il 31/10/2016 - 19:52
Da Sophia I
Letta n.1363 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Molto bella questa tua riflessione amara ma anche piena di dolcezza. Davvero l'ignoranza è la peggiore delle bestie, difficile da superare! La Terra non ha confini ma la mente delle persone è piena di muri!

Patrizia Bortolini 02/11/2016 - 08:17

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Grazie mille Chiara, mi fa molto piacere ti sia piaciuto!

Sophia I 01/11/2016 - 09:20

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Autobiografico e molto riflessivo! 5*, buona serata,

Chiara B. 31/10/2016 - 20:55

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