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Nel silenzio

Alle 6:30, la sveglia irrompe nei sogni di Silvia: puntualmente, lei scopre la testa dalle lenzuola e con una mano arranca per raggiungere il pulsante di spegnimento.
L’ora che segue, è un avvicendarsi di azioni che, la donna, piacevolmente compie quotidianamente: si addentra piano piano nella cameretta del figlio e lo sveglia scostando i capelli dalla fronte e stampandogli un tenero bacio; poi scende al piano di sotto per preparare una tazza con latte e cereali ed un bicchierino di caffè con i sui immancabili due cucchiaini di zucchero.
Alle 7:30, in punto, il bus della scuola si ferma davanti la casa per prendere Alberto, che sceglie il solito posto vicino al finestrino da cui saluta la mamma.
Alle 7:40, Silvia è pronta per andare a correre al parco vicino la sua abitazione: lei ama farlo proprio a quest’ora, quando il sole non è ancora alto in cielo e quando il verde è insaporito dall’acqua degli irrigatori.
Lei corre con grinta e determinazione, come se stesse rincorrendo qualcosa o sfuggendo da un’altra e, in questo momento, sembra anche una donna serena.
Così, però, non è.
Silvia sta divorziando da Carlo, un marito collerico e violento; un padre che sfogava la sua rabbia a suon di piatti rotti e urla e lasciava i suoi manifesti d’ira nei lividi della moglie e del piccoletto.
La situazione familiare era divenuta insostenibile, così la donna era decisa ad allontanarsi da quel mostro che abitava nella sua casa.
Dopo circa un anno dalla drastica ma opportuna decisione, Silvia ha cominciato a frequentare un uomo dolce, simpatico e ragionevole, che nulla ha a che vedere con il padre di suo figlio.
Ma Carlo sa tutto e quella donna è roba sua, e la gelosia è una brutta bestia.
Silvia, ultimamente, si sente osservata e più volte nota la macchina dell’ex posteggiata nei pressi di casa sua; poi la vede nel centro città e vicino la scuola in cui lei insegna: è lui ed è ovunque; è tornato, fa parte nuovamente della sua vita e sta rientrando silenziosamente, in penombra.
La donna non vuole credere che Carlo la stia pedinando, fin quando, una sera, mentre è a cena con il nuovo compagno, fa irruzione nel ristorante urlandole contro e minacciandola.
Sono tutti spaventati, Silvia più degli altri, ma non vuole denunciare, non vuole firmare la sua condanna a morte presentandosi in questura.


In realtà, Silvia non sa che il suo destino è già segnato.


Alle 7:40, la mattina seguente, la donna esce, come di consueto, da casa, ma non vi rientrerà più e Alberto, non lo sa, ma alle 7:30 l’ha salutata dal finestrino del bus per l’ultima volta.


Carlo sa l’ordinaria routine della sua donna, conosce ogni passo, appunta tutti gli orari in quel taccuino che ha sempre con sé.
Lui la aspetta lì, nel parco, con gli occhi pieni di ira e le mani sporche di gelosia: Silvia è sua e di nessun altro.
Ora, invece, Silvia è un corpo inerme in un mare di verde attorno; Silvia era una donna, come tante, spaventata; Silvia è una donna strangolata nel silenzio.


Jessica Cardullo




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Racconto scritto il 17/12/2016 - 14:14
Da Jessica Cardullo
Letta n.970 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Bello, incalzante, troppo reale, troppo ormai "solito fattaccio"...troppo taciute queste cose! Troppi uomini sottovalutati e perdonati!

Patrizia Bortolini 18/12/2016 - 17:41

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