Tutti i giorni, tranne il Giovedì, Sara entra nell'ufficio della caposala, sono le 16 in punto e si siede alla grande scrivania, alle spalle un pannello pieno di led colorati, che riconducono alle stanze dei pazienti, poggia i piedi sulla scrivania e reclina la testa all'indietro chiudendo gli occhi, 10 minuti per lasciarsi alle spalle flebo, cateteri e pazienti in lungodegenza, solo dieci minuti di assoluto silenzio per poi tornare alla vita.
Sono le 16 in punto, Marco guarda fuori dalla finestra come tutti i giorni tranne il Giovedì, aspetta che la sua Infermiera si segga alla grande scrivania, sono i 10 minuti che tutti i giorni aspetta, ed a cui non rinuncerebbe mai per nulla al mondo.
Appoggia il mento sul tavolo scostando il bicchiere con le penne, in quei 10 minuti tutto si ferma, e non gli serve altro che contemplare, non conosce nemmeno il suo nome, certo è che avrebbe potuto incontrarla, sarebbe bastato aspettarla all'uscita dell'ospedale, magari seguirla, cercare di parlargli, ma non lo ha mai fatto, ed ormai sono due anni che aspetta.
Marco è li anche il giovedi, è stupido aspettarla perchè lei il giovedì ha il suo giorno libero, eppure lui è li, e non ha mai considerato quei 10 minuti come tempo sprecato.
Sara riapre gli occhi, va nello spogliatoio, ma prima guarda fuori dalla finestra, solo un rapido sguardo, velocissimo e furtivo, sorride ed esce dalla stanza.
Marco la guarda uscire poi la stanza resta vuota, torna alle sue carte disordinate, e pensa a quanto manca a domani.
Sono le 16 in punto, Marco guarda fuori dalla finestra come tutti i giorni tranne il Giovedì, aspetta che la sua Infermiera si segga alla grande scrivania, sono i 10 minuti che tutti i giorni aspetta, ed a cui non rinuncerebbe mai per nulla al mondo.
Appoggia il mento sul tavolo scostando il bicchiere con le penne, in quei 10 minuti tutto si ferma, e non gli serve altro che contemplare, non conosce nemmeno il suo nome, certo è che avrebbe potuto incontrarla, sarebbe bastato aspettarla all'uscita dell'ospedale, magari seguirla, cercare di parlargli, ma non lo ha mai fatto, ed ormai sono due anni che aspetta.
Marco è li anche il giovedi, è stupido aspettarla perchè lei il giovedì ha il suo giorno libero, eppure lui è li, e non ha mai considerato quei 10 minuti come tempo sprecato.
Sara riapre gli occhi, va nello spogliatoio, ma prima guarda fuori dalla finestra, solo un rapido sguardo, velocissimo e furtivo, sorride ed esce dalla stanza.
Marco la guarda uscire poi la stanza resta vuota, torna alle sue carte disordinate, e pensa a quanto manca a domani.
Racconto scritto il 12/10/2017 - 14:28
Da FABIO QUERO
Letta n.1186 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
Gradevolissimo, anche se corto. Dieci minuti, tutti da assaporare con la mente....ma...devi concluderlo...scrivi un bel finale.
Teresa Peluso 13/10/2017 - 07:50
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Dieci minuti al giorno di vita... di emozioni!
Molto piaciuto.
Molto piaciuto.
margherita pisano 12/10/2017 - 21:58
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Questo racconto nasce da un'idea che devo dire mi appare molto interessante. Potrebbe essere anche l'incipit di un racconto più lungo, o un romanzo breve. Un saluto.
GianMaria Agosti 12/10/2017 - 16:40
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