Paziente:- GEMMA! GEMMA! GEMMA! VIENI! GEMMA!
Io: -Signora, cosa c'é? É tutto il giorno che continua ad urlare "Gemma"! Chi dovrebbe essere? Qui in reparto non c'é nessuno con quel nome-.
Paziente: -Ah non lo so,mica la conosco.-
Io: -E allora perchè continua a chiamarla, qui nessuno si chiama Gemma, non esiste e non verrà mai. Per cui perchè continua ad urlare il suo nome? La smetta, la sua compagna di stanza vorrebbe riposare.-
Paziente: -Cosa dovrei fare? Gemma é tutto quello che so. Quindi la continuo a chiamare e spero che mi senta.-
Io: -Ok.-
Quella risposta mi zittì, aveva ragione. Logico.
Rimasi colpito, non avrebbe mai visto Gemma, ma ostinatamente la cercava.
Il suo appello era destinato a riecheggiare eternamente inascoltato tra i lunghi e trafficati corridoi della clinica.
Un po' triste pensai.
Ma un pensiero sottile continuava a ronzarmi in testa: dopotutto al mondo esistono ancora dei sognatori.
La giornata prese una bella piega.
Per un momento avevo capito la mia paziente e da una prospettiva privilegiata potei per un istante godermi la vista sul suo mondo. Sorrisi, in fondo non era una realtá troppo diversa dalla mia. Ai tempi vivevo di sogni e poco altro, fantasticando sul mio passato, sul mio futuro e sulla mia "gemma", sapendo che forse non sarebbe mai arrivata o non sarebbe proprio ahimé mai passata. Ma forse sí. E il dubbio trascendente il tempo della mia vita, valeva la perdita della voce e le grida inascoltate e la solitudine e la pazzia.
"Gemma" è tutto ció che so.
Poco importa se riuscivo a rispecchiarmi solo in un'anziana signora di 97 anni, in carrozzina e con qualche accenno di demenza senile, in quel momento non mi sono sentito solo. Il mondo é ancora dei sognatori, almeno per ora.
Io: -Signora, cosa c'é? É tutto il giorno che continua ad urlare "Gemma"! Chi dovrebbe essere? Qui in reparto non c'é nessuno con quel nome-.
Paziente: -Ah non lo so,mica la conosco.-
Io: -E allora perchè continua a chiamarla, qui nessuno si chiama Gemma, non esiste e non verrà mai. Per cui perchè continua ad urlare il suo nome? La smetta, la sua compagna di stanza vorrebbe riposare.-
Paziente: -Cosa dovrei fare? Gemma é tutto quello che so. Quindi la continuo a chiamare e spero che mi senta.-
Io: -Ok.-
Quella risposta mi zittì, aveva ragione. Logico.
Rimasi colpito, non avrebbe mai visto Gemma, ma ostinatamente la cercava.
Il suo appello era destinato a riecheggiare eternamente inascoltato tra i lunghi e trafficati corridoi della clinica.
Un po' triste pensai.
Ma un pensiero sottile continuava a ronzarmi in testa: dopotutto al mondo esistono ancora dei sognatori.
La giornata prese una bella piega.
Per un momento avevo capito la mia paziente e da una prospettiva privilegiata potei per un istante godermi la vista sul suo mondo. Sorrisi, in fondo non era una realtá troppo diversa dalla mia. Ai tempi vivevo di sogni e poco altro, fantasticando sul mio passato, sul mio futuro e sulla mia "gemma", sapendo che forse non sarebbe mai arrivata o non sarebbe proprio ahimé mai passata. Ma forse sí. E il dubbio trascendente il tempo della mia vita, valeva la perdita della voce e le grida inascoltate e la solitudine e la pazzia.
"Gemma" è tutto ció che so.
Poco importa se riuscivo a rispecchiarmi solo in un'anziana signora di 97 anni, in carrozzina e con qualche accenno di demenza senile, in quel momento non mi sono sentito solo. Il mondo é ancora dei sognatori, almeno per ora.
Racconto scritto il 05/09/2018 - 02:32
Da Mattia Bucco
Letta n.982 volte.
Voto: | su 0 votanti |
Commenti
Complimenti, un bel racconto!
Grazia Giuliani 05/09/2018 - 15:38
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Qualsiasi persona anche la più umile e abbandonata fa parte del nostro mondo. Bello il racconto.
Antonio Girardi 05/09/2018 - 10:18
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