HO UN SOLO ABITO
Non corro, non ho fretta.
Me ne sto seduta qui in riva al mare, ad ascoltare le onde; o forse non le ascolto e più semplicemente accompagnano i miei pensieri mentre guardo l'orizzonte chiedendomi cosa ci sia oltre quella linea, quell'impuntura che salda la terra con il cielo, o mentre osservo le nuvole, spesso invidiandole per la loro leggerezza e per la loro capacità di volare e trasformarsi continuamente.
Sarà festa stanotte, ma non ho fretta.
Metterò la tovaglia più bella su cui poserò i piatti ed i bicchieri più preziosi, come faccio ogni giorno, perché non mi sopravvivano; li voglio lasciare consumati, sbeccati, scompagnati e segnati dal sapore dei miei banchetti e non intonsi, in attesa della grande occasione che forse è proprio quella che vivo tutti i giorni.
E stanotte indosserò lo stesso abito, quello di sempre e che oggi, per un istante, mi son fermata a rassettare, cucendone gli strappi procurati durante il cammino e che ho cercato di nascondere pudicamente dietro ad un sorriso.
Gli ho sistemato qualche piccolo ornamento, per renderlo più grazioso e presentabile.
Mi pare un bell'abito, il mio, abbastanza colorato ma non appariscente e abbastanza semplice perché non passi mai di moda.
Ma il mio abito è soprattutto comodo e mi veste dignitosamente ovunque, nell'angolo di mondo sconosciuto come nell'anfratto più buio e scomodo del mio essere.
È poi pieno di tasche, ne ha proprio tante, piene di storia, di risate, di progetti, di solitudine, di delusioni e di tanta e semplice gioia.
Sono piene di ricordi ed il loro peso mi aiuta a non farmi spazzare da venti leggeri e fallaci e tenermi ben salda alla terra, nonostante il mio cuore sogni le nuvole.
Le tasche sono grandi, hanno una capienza infinita ed è per questo che stanotte indosserò ancora quest'abito, lisciandolo con timida spera, pronta a varcare una nuova soglia e consapevole che la stoffa di nuovo si lacererà ma che si impregnerà di nuovi profumi e di nuovi incontri e che, giocando con passione, si imbratterà di nuove e variopinte macchie.
Me ne sto seduta qui in riva al mare, ad ascoltare le onde; o forse non le ascolto e più semplicemente accompagnano i miei pensieri mentre guardo l'orizzonte chiedendomi cosa ci sia oltre quella linea, quell'impuntura che salda la terra con il cielo, o mentre osservo le nuvole, spesso invidiandole per la loro leggerezza e per la loro capacità di volare e trasformarsi continuamente.
Sarà festa stanotte, ma non ho fretta.
Metterò la tovaglia più bella su cui poserò i piatti ed i bicchieri più preziosi, come faccio ogni giorno, perché non mi sopravvivano; li voglio lasciare consumati, sbeccati, scompagnati e segnati dal sapore dei miei banchetti e non intonsi, in attesa della grande occasione che forse è proprio quella che vivo tutti i giorni.
E stanotte indosserò lo stesso abito, quello di sempre e che oggi, per un istante, mi son fermata a rassettare, cucendone gli strappi procurati durante il cammino e che ho cercato di nascondere pudicamente dietro ad un sorriso.
Gli ho sistemato qualche piccolo ornamento, per renderlo più grazioso e presentabile.
Mi pare un bell'abito, il mio, abbastanza colorato ma non appariscente e abbastanza semplice perché non passi mai di moda.
Ma il mio abito è soprattutto comodo e mi veste dignitosamente ovunque, nell'angolo di mondo sconosciuto come nell'anfratto più buio e scomodo del mio essere.
È poi pieno di tasche, ne ha proprio tante, piene di storia, di risate, di progetti, di solitudine, di delusioni e di tanta e semplice gioia.
Sono piene di ricordi ed il loro peso mi aiuta a non farmi spazzare da venti leggeri e fallaci e tenermi ben salda alla terra, nonostante il mio cuore sogni le nuvole.
Le tasche sono grandi, hanno una capienza infinita ed è per questo che stanotte indosserò ancora quest'abito, lisciandolo con timida spera, pronta a varcare una nuova soglia e consapevole che la stoffa di nuovo si lacererà ma che si impregnerà di nuovi profumi e di nuovi incontri e che, giocando con passione, si imbratterà di nuove e variopinte macchie.
Millina Spina, 31 dicembre 2018
Racconto scritto il 02/01/2019 - 12:37
Letta n.908 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Bel racconto, Millina...scritto assai bene e molto significativo. Riflessioni di un certo rilievo che condivido. Buon Anno...
Giacomo C. Collins 03/01/2019 - 13:10
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una lezione di vita. uno specchio rivolto alla più alta luce del giorno. ciao millina
GiuliaRebecca Parma 03/01/2019 - 11:46
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Semplici, e forse banali, riflessioni alla fine dell'anno. Niente di che...ma ringrazio Mimmi, Laisa e Grazia per averle commentate.
E mi scuso anche, per l'incapacità, spero temporanea, di seguire e commentare i vostri pensieri.
Buon anno!
E mi scuso anche, per l'incapacità, spero temporanea, di seguire e commentare i vostri pensieri.
Buon anno!
Millina Spina 02/01/2019 - 21:59
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Emozionante, davvero brava...
Complimenti!
Complimenti!
Grazia Giuliani 02/01/2019 - 16:31
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Millina
È un capolavoro
Davvero,splendido ed emozionante.
Auguri cara
È un capolavoro
Davvero,splendido ed emozionante.
Auguri cara
laisa azzurra 02/01/2019 - 14:39
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Ciao Millina, stupendo il tuo racconto! A parte la forma impeccabile, bellissima la metafora del vestito...
Mi sono riconosciuta in tante cose che hai scritto...bravissima.
Mi sono riconosciuta in tante cose che hai scritto...bravissima.
Mimmi Due 02/01/2019 - 13:59
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