Tacciono le bocche dei cannoni ,
le cariche di cavalleria ,
Il luccichio delle baionette .
Tutto piomba in un lungo silenzio ,
I giorni di gloria han perso talento .
Or ramingo vai dalla patria tua ,
di lungi un naviglio ,
ti reca in seno straniero .
Il mormorio del tuo popolo ,
le sudate carte ,
Il grido di liberata '
ti porti poeta ,romantico inquieto.
Or dai piglio alla penna !
Se prima lottasti con piombo ,
ora risuona d' inchiostro!
Non son le idee, le rime morte ,
ma riposano , son chete nel petto .
Già pronte alla carta
e sussurrare al vento .
Si ,t 'han ferita la carne
hai abbandonato il tuo tetto ,
giammai ti terranno in silenzio.
Come puote una catena
serrar il moto del mare?
ammutolir, la risonante saetta ?
Dilaganti e cocenti le strofe ,
che piu urlan del ferro .
Un foco che si alimenta ed è gaio ,
l'ardor che entro ti spinge
non si resta a lancia o Inganno .
Vai veloce per le vie del mondo ,
messaggero intrepido ,
Il tuo canto smuove monti
e valli ,fa eco come un sibilo dal cielo .
L' aquila rampante al suo serraggio
tiene per la gola la patria offesa .
Non può tener più di tanto perché
liberta' taglia la sua presa .
Artigli e penne saranno retaggio
d'una stirpe in servaggio.
Hai fatto vibrar le corde dell' alma,
eppur chi s' era in se chiuso
per esser codardo
i versi tuoi han seminato
prodezza .
Dal buio del secolo affannato
da pianto risorge
Il ricordo del figlio triste ,
Alla matta natura ,
Il suo lamento ,
povero poeta che oltre la siepe
non vedea il confine .
L' irruente cantor
del suolo patrio, campione ,
la sua amata Zante culla del
suo vagito rammenta mesto e affranto .
Ai tamburi di Marte ostentate
Il dono d 'Apollo ..
Siate come l' odorosa lavanda
che sboccia al primo sole
la gramigna del verno
dipana .
Esuli ,militi ,poeti,
I bei versi non sono come un pallido
autunno
Inver i primi boccioli della fulgida primavera .
Corrado cioci
Voto: | su 2 votanti |
Complimenti