Ho i capelli tanto corti…
Ho stretto un patto con la morte. Lei viene quando ne ha voglia con delle richieste quanto meno bizzarre che io non devo fare altro che assecondare. Qual è la mia parte in questo accordo bislacco?
Ho i capelli tanto corti… e il cancro.
La prima volta che è venuta a trovarmi, da oltre il crinale avevo deciso di scendere in paese per far scorta di cibo e bevande. A ripensarci, con la mia andatura dinoccolata parevo un omino di pan di zenzero che si strofinava a grandi passi alle foglie di marasca. E a grandi morsi trangugiavo amaretti uno via l’altro, annusando inebriata l’incarto. Una bambina vestita di bianco, seduta su di un tronco muschioso <Ciao signora… mi piacciono tanto gli amaretti >. “Ciao, prendine uno” io, cercando di scantonare. <Signora, me ne dai un altro?>. Bloccandomi, visibilmente contrariata “Tienili pure, ma ora torna a casa”. Già ripartita, e di spalle <Grazie. Devo dirti ancora una cosa… Domani mattina il tuo buongiorno avrà il sapore di un bacio gelido all’angolo delle labbra>.
Con le gambe impietrite e il cuore di corsa guardai al cielo, e poi di nuovo il tronco.
Nessuno oltre me. L’avevo sognata!?
Oggi ho uno scialle di lana grossa, e c’è quell’aria immobile di quando sta per nevicare. E continuo a pensare a quando da bambina mettevo un maglione che mi arrivava alle ginocchia, come a coprire anche il futuro.
L’ultima volta mi ha fatto visita al tramonto… uno di quei tramonti che tutti si fermano a guardare.
Una vecchina lavorava a maglia sulla sedia a dondolo della cucina. Composta. Percepivo il tempo scorrere appeso ai ferri.
Quando tornerà le darò uno di quei cappelli che lasciano scoperti solo gli occhi, che le ho cucito.
E le dirò che sono stanca.
Ho i capelli tanto corti… e il cancro.
La prima volta che è venuta a trovarmi, da oltre il crinale avevo deciso di scendere in paese per far scorta di cibo e bevande. A ripensarci, con la mia andatura dinoccolata parevo un omino di pan di zenzero che si strofinava a grandi passi alle foglie di marasca. E a grandi morsi trangugiavo amaretti uno via l’altro, annusando inebriata l’incarto. Una bambina vestita di bianco, seduta su di un tronco muschioso <Ciao signora… mi piacciono tanto gli amaretti >. “Ciao, prendine uno” io, cercando di scantonare. <Signora, me ne dai un altro?>. Bloccandomi, visibilmente contrariata “Tienili pure, ma ora torna a casa”. Già ripartita, e di spalle <Grazie. Devo dirti ancora una cosa… Domani mattina il tuo buongiorno avrà il sapore di un bacio gelido all’angolo delle labbra>.
Con le gambe impietrite e il cuore di corsa guardai al cielo, e poi di nuovo il tronco.
Nessuno oltre me. L’avevo sognata!?
Oggi ho uno scialle di lana grossa, e c’è quell’aria immobile di quando sta per nevicare. E continuo a pensare a quando da bambina mettevo un maglione che mi arrivava alle ginocchia, come a coprire anche il futuro.
L’ultima volta mi ha fatto visita al tramonto… uno di quei tramonti che tutti si fermano a guardare.
Una vecchina lavorava a maglia sulla sedia a dondolo della cucina. Composta. Percepivo il tempo scorrere appeso ai ferri.
Quando tornerà le darò uno di quei cappelli che lasciano scoperti solo gli occhi, che le ho cucito.
E le dirò che sono stanca.
In questo volo senza pilota Mariangela lascia tre figli. La più piccola… adora il pan di zenzero.
Racconto scritto il 14/12/2019 - 21:22
Letta n.769 volte.
Voto: | su 1 votanti |
Commenti
Una storia tragica e vera che rappresenti con tanta poesia e sensibilità...
Grazia Giuliani 16/12/2019 - 20:23
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un racconto di vita straziante
colgo la triste occasione per salutare Claudia, un angelo volato via troppo presto...
grazie Mirko
dolcissimo...
hai scritto qualcosa di divino
colgo la triste occasione per salutare Claudia, un angelo volato via troppo presto...
grazie Mirko
dolcissimo...
hai scritto qualcosa di divino
laisa azzurra 15/12/2019 - 15:15
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