Si sta facendo sempre più sottile il confine che separa la realtà tangente dal mondo virtuale. Instagram, Facebook e Tik Tok, i social network al momento più gettonati al mondo, rappresentano per giovani e adulti uno svago, un’occasione per evadere, anche per cinque minuti, dalla routine. Secondo il più recente report di GlobalWebIndex in Italia trascorriamo sui social 1 ora e 46 minuti ogni giorno. Come ormai in molti pensano, stiamo vivendo la cosiddetta era dei social, un’era in cui nascono ogni anno piattaforme nuove e sempre diverse fra loro. In particolare nell’ultimo periodo sembra aver preso piede fra bambini, giovani e adulti Tik Tok, social network cinese lanciato nel settembre 2016, ma che si è diffuso in Italia su larga scala in particolare durante il periodo del lockdown. Un tratto sicuramente distintivo e molto significativo di questo nuovo social è dato dalla lunghezza dei video pubblicati, che nella maggior parte dei casi non supera i quindici secondi: si ha così la sensazione di guadare in poco tempo moltissimi video, spesso molto simili in quanto seguono tutti specifici trend, e che non richiedono alcun tipo d’impegno da parte di chi li guarda perchè hanno immediata presa sul pubblico, spesso per la loro banalità. Si ama Tik Tok perchè ci si ritrova sullo schermo, perchè si ha una sorta di conferma di non essere i soli a fare e a pensare certe cose. Non è un caso inoltre che negli ultimi anni stia avendo enorme successo anche NETFLIX, piattaforma che propone e produce serie tv che superano raramente i quaranta minuti. Si nota dunque, rispetto a un decennio fa, soprattutto da parte dei più giovani, uno scarso interesse verso tutte quelle attività che possano implicare del tempo o un impegno maggiore nello svolgerle, anche semplicemente vedere, quindi apprezzare un film, o ancor di più leggere un libro. È quasi un voler tutto e subito, un limitarsi alla superficie delle cose, senza mai andare oltre.
Siamo sempre connessi. L’intero mondo lo è. Connessi per mostrare non tanto chi si è, quanto cosa si fa, dove e e con chi lo si fa. Non è tanto un mostrare quanto un voler dimostrare agli altri che si è felici, perfetti e realizzati. Questa nuova realtà virtuale sta catturando il mondo intero e ha tutte le carte in regola per degenerare in qualcosa di peggiore. È insomma, a mio parere, una grave forma di alienazione, un posto in cui ci si rifugia rinunciando così a vivere esperienze reali, capaci di lasciare qualcosa, che sia anche una ferita, o una traccia, un segno, un avvertimento per chi verrà dopo di noi. Non limitarsi alle apparenze, proprio quelle apparenze che piacciono tanto ai social: questo si deve fare per scasare l’inevitabile appiattimento delle personalità che stiamo vivendo e che, di questo passo, non potrà appunto che degenerare.
Siamo sempre connessi. L’intero mondo lo è. Connessi per mostrare non tanto chi si è, quanto cosa si fa, dove e e con chi lo si fa. Non è tanto un mostrare quanto un voler dimostrare agli altri che si è felici, perfetti e realizzati. Questa nuova realtà virtuale sta catturando il mondo intero e ha tutte le carte in regola per degenerare in qualcosa di peggiore. È insomma, a mio parere, una grave forma di alienazione, un posto in cui ci si rifugia rinunciando così a vivere esperienze reali, capaci di lasciare qualcosa, che sia anche una ferita, o una traccia, un segno, un avvertimento per chi verrà dopo di noi. Non limitarsi alle apparenze, proprio quelle apparenze che piacciono tanto ai social: questo si deve fare per scasare l’inevitabile appiattimento delle personalità che stiamo vivendo e che, di questo passo, non potrà appunto che degenerare.
Racconto scritto il 04/09/2020 - 19:23
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