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Vizi malsani

Vizi malsani


La notte si cela mostrando la sua cera nera e lei si siede sul balcone. In mezzo a macchine che sembrano formiche, si chiede chi l’ha catapultata nel futuro cosi’ velocemente e perche’. Accendere una sigaretta quando tutto l’amore finisce da parte tua e’ facile perche’ te la godi e non pensi a niente, ma farlo quando l’unico ad amare sei tu, e’ diverso perche’ non te la godi, te la mangi, in due secondi l’hai finita e ti cade tutta sta cenere all’improvviso sul cuore...un cuore che non e’ altro che una strada fatta di argilla che soffre ad ogni passo impresso.
Le nuvole sopra di te neanche contano piu’, il sole quasi ti disturba, vorresti solo dirgli: ‘’Brutta stella, smettila di brillare’’. Ma il mondo non si adatta ai nostri stati d’animo. Siamo piccole case con la stessa facciata ma decorate diversamente all’interno e appunto ormai, essendo tutti quanti delle case, possiamo solo aprire la porta per far intravedere qualcosa a qualcuno, ma nessuna casa sara’ in grado di entrare dentro una casa e vedere veramente com’e’ fatta. L’unico mezzo e’ l’amore che fa da tramite o l’amicizia vera, che da casa a casa e quidi da essere umano complesso ad essere umano altrettanto complesso puo’ costituire un ponte, un tramite. Ma l’amore e l’amicizia scarseggiano, pertanto le case accendono le luci esterne e spengono tutto all’interno, non si curano piu’ del loro arredamento, si dimenticano dove sono posizionati i mobili perche’ accecate dalle luci delle altre case.
Abituati a guardare fuori, abbiamo perso o forse mai conquistato la capacita’ di guardarci dentro e di condividere con l’altro cio’ che siamo veramente. E intanto il sole sorge e tramonta e anche questa semplice cosa viene data per scontata.


Lei si siede ancora sulla sedia e non capisce perche’ le e’ toccata proprio questa stagione per vivere i suoi ultimi mesi di vita. Nel cuor suo pensa che certe cose non le avrebbe fatte. Camminando sulla Rambla con una sigaretta in bocca, sembra una luna effimera che non ha mai completato tutte le sue fasi. E intanto a tratti sorride guardando gli altri che si scattano i selfie. L’inverno e’ orribile a febbraio, il freddo riesce pero’ ad anestetizzare il dolore.
Dovrebbe andare cosi almeno, come una specie di ibernazione, ma invece per Mary e’ costante e indelebile. Il suo telefono non squilla, ma le squillano in testa le voci dei bambini ignari di come l’eta’ dell’innocenza poi si trasformi nell’eta’ dell’autodistruzione. E intanto nella notte si beve e si spera oppure si dispera, sotto una cera nera che non sembra vera.




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Racconto scritto il 10/02/2023 - 13:39
Da Lorena Aurelia Serban
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